sabato 30 maggio 2015

Liberarsi dalle prese, strumento utile in caso di emergenza

La tranquillità di tutti i giorni spesso ci fa dimenticare che nel mondo in cui viviamo esistono casi in cui una persona può essere soggetta ad una aggressione e quando siamo costretti a usare le mani per difenderci rischiamo di andare in panico, infatti non essendo abituati a dover salvaguardare personalmente alla nostra integrità fisica ci viene difficile di muoverci in maniera adeguata per evitare il pericolo.
Lo scontro è un evento straordinario e le cause che possono scatenarlo possono essere di varia natura, però in alcuni casi può non esserci una causa precisa, in questo caso si tratta solo di violenza e allora l'aggressore userà ogni mezzo a sua disposizione per recarci danno, in questa situazione spiacevole possiamo ricevere pugni e darli, ma quando ci bloccano le mani entriamo in una zona di pericolo, perché i nostri movimenti saranno limitati al minimo e il nostro aggressore farà in modo di stroncare sul nascere ogni nostra possibile reazione.
Ci sono delle discipline che lavorano su come liberarsi da una presa e questo permette ai praticanti di poter sfuggire al controllo dell'aggressore, nel gruppo di studio si lavora anche in situazioni critiche come questa, viene simulata una presa e chi la esegue non deve essere per niente collaborativo, al fine di testare la tecnica e se essa risulta efficace con un compagno che ha intenzione di afferrarci sul serio nella realtà avremo buone probabilità di successo.
L'Hek Ki Boen Eng Chun come sistema ha una risposta a ogni tipo di attacco, la difesa personale ci da la possibilità di non entrare in panico perché che ci permette di reagire a uno scontro a breve distanza e la situazione in tal modo può cambiare, le principali situazioni che andiamo ad analizzare sono le seguenti: prese a un braccio, a due braccia, alla gola e al petto.
Il concetto che sta alla base per liberarsi da una presa è la stesso che usiamo nella dinamica normale del combattimento, cioè occupiamo lo spazio e sfruttando lo spazio del nostro avversario reagiamo usando movimenti morbidi che ci consentono di liberarci dalla stretta avversaria.
Ogni tecnica va ripetuta costantemente per essere assimilata e eseguita in maniera naturale, anzi fra le tante tecniche che possiamo apprendere questa presenta una difficoltà maggiore perché liberarsi da una presa significa che il nostro avversario si è avvicinato così tanto che se il nostro movimento non è immediato e preciso ci ritroveremo a ricevere tanti pugni e non saremo stati in grado di poter ribaltare la situazione.

Queste tecniche che ci permettono di liberarci da una presa rientrano nella difesa personale e consente a chi le utilizza ad avere una opportunità per ritrovarsi in una situazione a suo favore, infatti non solo ci liberiamo dalla stretta dell'avversario, ma alla sua presa rispondiamo con un nostro pugno oppure possiamo eseguire un altra presa che blocca le braccia del nostro opponente e a tal proposito lo rendiamo inoffensivo.
Però durante il corpo a corpo dobbiamo tenere sempre sotto controllo l'avversario, conoscere il metodo che ci permette di liberarci dalla stretta dell'avversario non significa che dobbiamo porre la totale fiducia in questa tecniche, anzi dobbiamo sempre evitare che l'avversario si avvicini così tanto per bloccarci, dobbiamo pensare che liberarci da una presa rappresenta l'ultimo strumento per uscire da una situazione critica.

domenica 24 maggio 2015

Compagno di allenamento e fratello di kung fu, il gruppo di studio è la tua casa

Cominciare una nuova disciplina per alcune persone ha come scopo quello di liberarsi di tutto lo stress e l'ansia che una persona normalmente accumula nella sua quotidianità, infatti durante gli allenamenti di una qualsiasi disciplina tra compagni di allenamento si crea un amicizia profonda e tutto ciò permette alle persone di dimenticare per un po' i propri problemi e quindi si riescono a rilassare.
La competizione però può rovinare tutto, durante lo svolgimento delle attività sportive potrebbe capitare che ci rapportiamo ad altri atleti o compagni, questo può far degenerare la tranquillità degli altri o la nostra, perché dove c'è una persona che si distingue per la sua bravura ce ne sono tante altre che si sentiranno afflitte perché non sono riuscite a raggiungere il traguardo sperato e le classifiche rafforzano sempre di più nelle persone questo stato negativo che logora all'interno ognuno di noi.
Anzi posso dire che le persone vengono classificate proprio in base alla propria bravura e i molti che non riescono a eccellere cercano con tutte le forze di raggiungere la meta prefissata proprio perché non vogliono rimanere un minuto in una situazione in cui la massa li possa definire dei perdenti, allora anche quando pratichiamo uno sport dobbiamo essere sempre pronti per dimostrare la nostra bravura proprio per evitare commenti negativi.
All'interno del gruppo di studio questi problemi non ce li poniamo, perché quando entra un nuovo membro gli diamo il benvenuto e lo chiamiamo fratello, le persone che partecipano allo studio dell'Hek Ki Boen Eng Chun sono fratelli e sorelle e da questo piccolo gruppo si delinea una famiglia, appunto la nostra famiglia di kung fu.
La particolarità del fratello è data dal suo atteggiamento cordiale infatti ognuno di noi è pronto ad aiutare il proprio compagno, la cosiddetta lotta a competere per dimostrare di essere migliore rispetto all'altro non esiste, riponendo nel cassetto questo atteggiamento profondamente deleterio creiamo con la nostra disponibilità verso l'altro un clima di tranquillità nel quale ognuno di noi può godere dei benefici.
 
Gli allenamenti durano un ora, ma la famiglia la si cura in ogni momento anche quando non alleniamo l'Hek Ki Boen, risulta che un arte marziale può quindi aiutarci a risolvere i nostri problemi e farci trovare la pace interiore, poi ricordo che all'inizio e alla fine dei nostri allenamenti salutiamo col dovuto rispetto i nostri Maestri.
Il rispetto è una delle prerogative che deve accomunare tutti i praticanti, voglio ricordare che proprio grazie all'aiuto del nostro compagno le nostre capacità marziali possono migliorare di molto quindi a tal proposito gli dobbiamo il dovuto rispetto, in un mondo di caos dove ognuno pensa per sé troviamo questa disciplina che pensa allo sviluppo psicofisico di tutti i praticanti.
Fare un arte marziale non significa essere bellicosi anzi diamo il giusto peso alla vita umana e lo scontro è l'ultimo dei nostri pensieri, quando sentiamo che la vita ci opprime troviamo nel gruppo di studio la nostra famiglia e dove c'è famiglia c'è casa.

mercoledì 20 maggio 2015

Gli allenamenti continuano: difesa da gancio, tranquillità e sensibilità tattile

La difesa da gancio è uno degli aspetti più importanti che alleniamo costantemente nel gruppo di studio, questo perché ci difendiamo con due tecniche, il Kim Jiu e il Tun Jiu.
I ragazzi del gruppo di studio ripetono i movimenti fino a realizzarli in maniera naturale, forse qualcuno mi potrebbe chiedere come mai si usano due tecniche diverse per difenderci da uno stesso attacco?
Il motivo è semplice ci interessa allenare molto di più una reazione che la tecnica in sé, durante la confusione di uno scontro può capitare che le tecniche non le realizziamo pulite al 100% questo perché subentrano le emozioni che annebbiano la nostra mente, quindi non è importante quale tecnica usare, bisogna lanciare le mani al di là della tecnica che si usa e non essere legati a un movimento preciso, questo ci aiuta a essere più naturali possibili e a mantenere la nostra calma durante gli attacchi del nostro avversario.
Infatti durante lo svolgimento dell'esercizio della difesa da gancio un ragazzo può avere paura di quello che gli viene addosso quindi cercherà in tutti i modi di evitare il colpo lanciando frettolosamente le mani, lanciare le mani non è sbagliato ma lanciarle a casaccio non serve a niente.
A questo proposito posso sottolineare un problema che molti principianti hanno, parlo della tranquillità che dobbiamo mantenere durante uno scontro, questo elemento lo andiamo a migliorare durante la pratica, infatti rimanere rilassati è una cosa abbastanza difficile all'inizio, il nostro compagno è il nostro specchio, questo vuol dire che quando ci alleniamo il nostro partner ci deve far notare i nostri errori e un errore classico è mostrare i nostri sentimenti con i movimenti del nostro viso durante un attacco.
Non dobbiamo contorcere il nostro viso, dobbiamo rilassare i muscoli facciali e perché no sorridere , infatti questo aiuta a mantenere la calma nella nostra mente e da questo punto oltre ad allenare il corpo cominciamo ad allenare la nostra mente, un elemento che molto spesso le persone si sono chiesti come avviene.
Durante l'esercizio Niam Jiu (il chi sao dell'Hek Ki Boen) alleniamo la nostra sensibilità, non è importante la forza che si usa, è più importante percepire la forza dell'avversario e mantenendoci morbidi coi movimenti possiamo far cambiare la direzione all'attacco del nostro avversario.
Il percepire l'energia ci aiuta ad anticipare i movimenti dell'avversario e quando comincia un movimento noi siamo subito pronti a reagire.
Il senso più importante e il tatto, molti diranno che invece è la vista, si è vero vediamo un pugno arrivare e quindi ci difendiamo, ma la nostra reazione quando usiamo la vista è più lenta solo dopo che ci siamo abituati siamo in grado di reagire velocemente, mentre col tatto la nostra reazione è immediata. 
Questi ad altri elementi alleniamo durante gli incontri del gruppo di studio, uno degli elementi che rende unico questo sistema è dato dal fatto che si è sviluppato per creare una reale difesa da parte di chi sopratutto combatte per strada e ci vuole attaccare, essenzialmente uno che combatte per strada non usa regole e stratagemmi, quindi possiamo dire che usa movimenti inaspettati che normalmente una persona non è abituata, invece nell'Hek KI Boen Eng Chun ci difendiamo da tutto, è una lotta a 360 gradi.
Ora devo lasciare i lettori che mi stanno seguendo, fra poco io e i ragazzi del gruppo di studio ci incontriamo, ogni incontro da emozioni diverse e ognuno dei ragazzi migliora ogni volta i suoi movimenti, è proprio come quando in primavera si rinnova tutto e allo stesso modo un praticante di Hek Ki Boen Eng Chun si rinnova ogni volta che completa un suo allenamento.

domenica 17 maggio 2015

Elemento cardine dell'Hek Ki Boen Eng Chun, la didattica

Nei tempi moderni l'insegnamento del kung fu è cambiato radicalmente, un tempo non esisteva un programma ben preciso, gli insegnamenti venivano tramandati allo studente in maniera più semplice e spontanea, oggi con lo sviluppo dei corsi invece c'è la necessità di seguire un programma preciso che dovrebbe portare il praticante a sviluppare le sue capacità marziali.
Oggi si è legati molto al concetto di tecnica, infatti lo studente pensa che più tecniche si conoscono maggiori saranno le sue capacità, però oltre al movimento fisico bisogna conoscere la sua applicazione e sfruttare quell'energia che gli serve per renderla efficace.
Oltre a ciò un elemento fondamentale che comporta una mancanza di impegno da parte dell'allievo è data dalla mancanza di risposte precise di chi insegna, a tal punto che il praticante si chiede se potrà mai ottenere le agognate capacità che desidera avere.
Consapevoli di questa e altre problematiche l'Hek Ki Boen struttura un programma lineare e preciso, durante le settimane di studio si toccano tutti gli elementi essenziali che permetteranno allo studente di crescere.
Nel gruppo di studio si segue settimana dopo settimana il programma, il quale ha una durata di due mesi, durante lo svolgimento degli allenamenti si tende maggiormente a sviluppare le capacità del praticante piuttosto che concentrarci su una o più tecniche.
Ogni praticante comincia dalle basi e all'inizio deve apprendere elementi nuovi quali: muoversi nello spazio occupandolo e a tal proposito evita che l'avversario possa entrare facilmente, avere sempre in una posizione favorevole che gli permette di contrattaccare efficacemente, rispondere a ogni attacco nella maniera più semplice con l'esecuzione delle tecniche base, si studia come ci si può liberare da una presa, si comincia a prendere confidenza con le tecniche di calcio, nonché non ci scordiamo il fatto che con lo studio delle posizioni si inizia a lavorare su quella componente interna che rende il nostro sistema così efficace.
Questi sono gli elementi tecnici che lo studente deve apprendere, però come abbiamo detto oltre a ciò si sviluppano delle capacità che permettono all'allievo di completarsi, infatti di grande importanza è la prontezza nei riflessi, la velocità, la resistenza ecc...

 Queste ed altre capacità devono completare ogni praticante in quanto tutto lo studio dell'Hek Ki Boen si prefigge l'utilizzo delle capacità in un contesto reale, senza di esse non si può effettivamente affrontare un scontro perché andrebbero a mancare gli elementi cardini per uno scontro equo, infatti l'avversario può approfittare dei nostri difetti, invece noi non voglio mai esporre i nostri punti deboli.
La difesa dal pugno diretto, del gancio, del montante e del calcio sono gli elementi base di studio,
però non vuol dire che avendo pochi elementi non siamo in grado di difenderci, anzi se il programma è corto possiamo affinare i nostri movimenti per perfezionarli.
Non voglio parlare ulteriormente della didattica perché sono fortemente convinto che l'arte marziale deve essere testata dal vivo, quindi invito ogni appassionato a venire In Via Chiusa dei Cerri presso la palestra Perfect Body Club 2 e vedere cosa facciamo in un gruppo di studio dell'Hek Ki Boen Eng Chun.

giovedì 14 maggio 2015

Una giornata di studio del gruppo

Molto spesso quando una persona vuole apprendere una arte marziale nuova non sa bene cosa lo aspetta, partecipa ad una lezione di prova e in base a quello che vede decide se quella disciplina gli piace oppure no, ora voglio raccontare ai lettori cosa si fa in un gruppo di studio del sistema Hek Ki Boen Eng Chun e quali obbiettivi ci prefiggiamo di raggiungere.
La settimana scorsa nel gruppo di studio il programma è ripartito dall'inizio, ogni esercizio ha un ruolo molto importante e il praticante comincia con degli esercizi base per poi svolgere compiti poco più articolati.
Tutti i confratelli e io cominciamo salutando i nostri maestri, onoriamo i nomi del Grand Master Kwee King Yang, del Grand Master The Kang Hay, del Grand Master Kenneth Lin Xiang Fuk e del Master Riccardo Di Vito.
 
Dopo il saluto cominciamo la fase di riscaldamento che prevede dei giri di corsa, questo è il primo esercizio che usiamo per allenare il distacco che è uno degli elementi caratterizzanti del sistema Hek Ki boen Eng Chun.
I ragazzi e io studiamo e alleniamo a fondo le basi del sistema, ogni praticante deve imparare ad avere una ottima posizione del corpo e mantenendo tale struttura ci si proietta nello spazio usando i passi di battaglia, al contatto con le braccia del nostro compagno lanciamo i nostri pugni che ruotando verso di lui difendono mentre attaccano.
Settimana dopo settimana si passa ad apprendere una tecnica diversa e col passare del tempo il praticante si ritrova delle nuove capacità che ha sviluppato dopo ore di duro allenamento.
Il caldo comincia a farsi sentire, ma in Via Chiusa dei Cerri presso la Palestra Perfect Body Club 2 i ragazzi danno tutto loro stessi per poter avanzare nel migliore dei modi, il pugno Im e il pugno Yang sono il nostro pane quotidiano e oltre a questo ci concentriamo sulle difesa dal gancio, diretto e montante.
Dopo aver allenato le posizioni e tecniche di braccio o di gamba ci concentriamo molto sul gioco di gambe, in particolare mentre il compagno ci attacca ci difendiamo col passo laterale e ci mettiamo nel punto più pericoloso per il nostro avversario in quanto per lui è difficile attaccare e per noi è facile colpirlo nei suoi punti più deboli.
Di sicuro la parte più divertente è quando impariamo a liberarci da una presa, da piccoli giocando ci sarà capitato che ci avranno tenuto per un braccio per bloccare un nostro movimento, certo che quando si tratta di un gioco non è un problema però quando per strada vogliono impedirci di muovere è proprio perché ci vogliono rendere inoffensivi per riempirci di botte, invece non vogliamo che accada tutto questo e appena sentiamo la minima intenzione che una persona ci vuole afferrare noi rispondiamo liberandoci senza dargli la possibilità di rispondere efficacemente.
Cerchiamo di creare nel migliore dei modi un contesto non collaborativo per indurre a tutti i praticanti a non abbassare mai l'attenzione, se siamo per strada l'avversario non sarà gentile con noi e quindi dobbiamo essere sempre vigili e pronti a reagire, quando ci alleniamo nella difesa prendiamo ad esempio le tecniche del pugilato,ci sono poche tecniche ma ogni praticante avrà una comprensione diversa della tecnica quindi l'impegno non è di poche ore o giorni, l'impegno che mettiamo nel nostro addestramento dura tutta la vita.

Si usa il gioco di gambe per difendersi da un attacco, infatti questo sistema di lotta ha alcuni punti in comune col pugilato tant'è vero che quando parliamo di Hek Ki Boen Eng Chun parliamo di una boxe cinese, mentre un compagno attacca l'altro si difende, all'inizio si apprende la tecnica, successivamente ci spingiamo più in la cercando di essere più veloci possibili, non si vuole solo apprendere una tecnica si vuole sviluppare anche delle capacità che prima erano inesistenti.
Il lavoro è di sicuro molto duro ma ogni compagno è un fratello infatti ci aiutiamo a vicenda, la competizione viene messa da parte per dare spazio a una fratellanza senza legami di sangue, il compagno al nostro fianco è sempre disposto ad aiutarci e l'aiuto comprende sia il sviluppo naturale delle nostre capacità marziali sia un aiuto costante che ci aiuta a risolvere i problemi di tutti i giorni, nessuno viene lasciato da solo perché io con i miei confratelli formiamo una famiglia.
Ora sarò sempre presente ad aiutare il mio compagno e l'alternanza dello studio delle tecniche durante le settimane ci permetterà di godere di un programma ricco di contenuti e di non annoiarci facilmente, lo studente si ritrova ad allenarsi in un contesto amichevole al fine di metterlo a suo agio.
La strada è lunga ma sono certo che i prossimi giorni ci riserveranno delle sorprese e io sarò sempre pronto a raccontarvi come si svolgeranno i fatti.

sabato 9 maggio 2015

Spazio, equilibrio, rotazione

Nel wing chun come tante arti marziali vengono insegnate le forme, all'inizio del percorso di addestramento il principiante apprende la prima forma che più comunemente è conosciuta come forma della piccola idea, ossia la traduzione nella nostra lingua di Siu Nim Tau, la parola ''forma'' indica un insieme di movimenti e tecniche che il praticante utilizza durante il suo addestramento e mette in pratica successivamente, questo nuovo bagaglio rappresenta la base del suo Kung Fu.
 
Per poter utilizzare tutto questo bagaglio tecnico il praticante insieme ai nuovi movimenti deve sviluppare talune capacità che gli permettono di gestire il corpo in ogni suo aspetto, con esso mi riferisco alle seguenti abilità: coordinazione, reattività, resistenza, velocità, potenza, equilibrio ecc...
L'equilibrio è uno degli ultimi aspetti che ho menzionato, è una capacità molto importante per la piena realizzazione della tecnica, con lo sviluppo dell'equilibrio possiamo gestire appieno il nostro corpo e quando avviene ciò la nostra salute migliora, per stare in equilibrio dobbiamo concentrarci sull'allineamento della nostra spina dorsale, ciò ci permette di evitare uno sbilanciamento del nostro corpo in avanti o indietro.
Nel momento in cui l'avversario ci trova sbilanciato verso di lui o in un altra direzione può approfittare di quella temporanea debolezza per metterci a tappeto, poco tempo fa ho parlato dell'utilizzo della spinta in alcune arti marziali o sport da combattimento, con la spinta c'è una rotazione degli arti del nostro corpo e questo permette alle tecniche di essere offensive.
Nella tecnica del diretto del pugilato piede, anca, spalla, gomito e polso ruotano insieme per andare a colpire l'avversario, è da dire che questa tecnica può essere usata contro chi la utilizza, infatti nella sua fase finale tutto il peso del corpo è proiettato in avanti e quindi la persona si trova evidentemente sbilanciata, sfruttare questa debolezza di sicuro non è facile per questo il pugile si allena costantemente per non lasciare opportunità al suo avversario di contrattaccare nel suo momento di massima fragilità.
Nei fatti usare la spinta come motore delle proprie tecniche rappresenta un arma a doppio taglio, viene messo da parte un elemento di grande importanza come l'equilibrio per sferrare colpi molto potenti, nel kung fu l'equilibrio riveste un ruolo di grande importanza possiamo essere tirati in avanti, spinti indietro però la posizione rimane costantemente stabile e risulta difficile per un avversario colpire una persona che sta sempre con la schiena dritta, in quanto tale praticante è sempre pronto ad attaccare o contrattaccare.
Anche nell'Hek Ki Boen si usa la rotazione, però non si utilizza una rotazione che prevede il lavoro attivo della muscolatura degli del nostro corpo anzi per salvaguardare la propria postura ci si dimentica del nostro movimento naturale.
Di norma quando un nostro arto va avanti il corpo lo segue invece bisogna pensare che se la mano si protrae in avanti il corpo si distacca da quel movimento, in maniera che ogni sua parte si possa muovere in maniera autonoma, così facendo rispettiamo il concetto stesso di economicità, il wing chun già è un sistema che punta sull'efficacia mediante l'economia dei movimenti, nell'Hek Ki Boen tale concetto è ancora più che accentuato e per non perdere tempo e spazio prezioso quando un nostro pugno va avanti il corpo rimane in uno stato di tranquillità al fine che ogni sua parte sta lì pronta a reagire nel momento giusto e nel momento in cui l'avversario non se lo aspetta.
Quando parliamo di rotazione intendiamo quel movimento nello spazio di un oggetto, in cui vi è una traiettoria di tipo circolare e tale oggetto fa perno su dei punti fissi , questi punti fissi delineano l'asse di rotazione, l'asse naturale del corpo umano è la nostra spina dorsale, essa parte dalla testa e finisce col nostro bacino.
  
Se prendiamo questi punti di riferimento e gli uniamo formiamo una semplice linea, tale linea combacia con la linea centrale che viene usata nel wing chun, con ciò possiamo dire che la linea centrale è si una linea immaginaria ma nella dimensione umana esiste.
Ruotare sul proprio asse e portare in avanti le proprie tecniche mantenendoci costantemente sul nostro centro sembra un concetto alquanto difficile da applicare, difficile non vuol dire impossibile, prendiamo ad esempio il gioco del tamburello un asse che ruota su un punto preciso e un movimento circolare alternato, questo è un concetto molto prezioso per l'Hek Ki Boen e se una persona non vuole trovarsi nella situazione di uno sbilanciamento deve fare di tale concetto un'abitudine, una abitudine che costantemente applicherà senza particolar sforzo.

mercoledì 6 maggio 2015

L'utilità dello sparring nel nostro allenamento

Kick boxing, pugilato, thai boxe, mma e tante altre discipline sono sport da combattimento che sono molto diffusi oggi, lo sparring è un elemento che accomuna tutte queste discipline che nel programma di allenamento viene praticato costantemente, però capita anche che alcune discipline non ritengono che l'incontro dall'allenamento sia così importante come alcuni sostengono, tant'è vero che nel wing chun in generale al chi sao o alle forme viene data una importanza maggiore.
Nell'allenamento in generale non si può sviluppare una sola capacità o tecnica, nel quotidiano ci sforziamo al massimo per migliorarci e in relazione allo sforzo effettuato sviluppiamo talune capacità che ci permettono di affrontare uno scontro.
E' giusto ripetere le proprie tecniche fino a migliorarle però solo questo non ci aiuta, ci basti pensare che molto spesso una persona che è abituata a combattere per strada risulta un avversario pericoloso, anche in assenza di tecniche specifiche il suo corpo sa come muoversi, i colpi possono venire da ogni parte quindi per un praticante allenato reagire risulta difficile proprio perché taluni movimenti non vengono presi in considerazione, in quanto il praticante rispetta regole e una determinata formula, allora uno scontro risulterà più impegnativo in relazione alla persona che abbiamo di fronte, proprio perché la sua esperienza nel combattimento potrebbe essere superiore alla nostra.
Alla precisa domanda vuoi imparare a combattere? Rispondiamo dicendo allora combatti, si fa dell'esperienza il proprio tesoro personale e quando si decide di limitare o togliere le ore di sparring nell'allenamento facciamo un grande errore.
Alcune discipline si sono sviluppate per apparire belle, però quando una cosa è bella non significa che è efficace, anzi è proprio il suo contrario che fa si che una tecnica risulta funzionale, il corpo ha una grande capacità di adattarsi però dobbiamo metterci sempre in gioco e portare al limite le nostre capacità per migliorarle.
 Perché di norma succede che ci becchiamo un pugno?
Tutti risponderebbero dicendo che non eravamo sufficientemente allenati, questa prima spiegazione mi sta bene però da sola non è sufficiente a capire la dinamica del combattimento, prima ho parlato della capacità del corpo di adattarsi a movimenti nuovi allora andiamo ad approfondire tale concetto.
Se parte un pugno la prima volta succederà che non capisco da dove viene, la seconda volta magari capisco la sua direzione però la reazione è troppo lenta, la volta successiva una volta vista la sua direzione cerco di evitare il pugno però ancora non riusciamo a difenderci perché il pugno è troppo veloce, una volta capita direzione e velocità saremo in grado di evitare quel colpo reagendo nella maniera corretta, però nell'allenamento una persona si deve adattare a tutto, perché come io mi sono abituato a quel colpo così il nostro avversario si sarà abituato alla nostra difesa e farà di tutto per colpirci, quindi ci ritroveremo una gran quantità di tecniche da cui ci dovremo proteggere.
Differenti stimoli portano il nostro corpo a capire come si muove l'avversario e prima ancora che la tecnica si è sviluppata appieno noi reagiremo di conseguenza e saremo pronti a difenderci oppure a contrattaccare.
Lo sparring inteso come un incontro di allenamento ci fa abituare a mantenere la calma nelle situazioni più critiche, un praticante che fa sparring non teme lo scontro, infatti è abituato a scambiare tecniche con un compagno di allenamento e questa abitudine lo agevola facendolo reagire con naturalezza evitando così quei blocchi che possono avvenire durante uno scontro in assenza di esperienza, non possiamo mettere in secondo piano lo sparring perché è proprio questo esercizio che ci aiuta a muoverci nello spazio mettendo in pratica le tecniche che abbiamo appreso.
Quindi ogni praticante deve continuamente mettersi alla prova e migliorare le sue capacità, ogni volta che cade si deve rialzare e quando il suo fiato diventa pesante invece che abbandonare tutto deve mettersi in gioco e andare oltre le sue capacità naturali, dobbiamo concepire tutto questo come un gioco di sopravvivenza e usare un certo istinto animale di dimostrare che siamo disposti a tutto per non abbassare lo sguardo.
A questo proposito possiamo far riferimento a un brano tratto dall'arte della guerra che recita:

''Sistema le truppe in un terreno senza via di uscita, in modo che si trovino di fronte la morte.
Di fronte alla morte come potrebbero ufficiali e soldati non battersi fino allo stremo?
Quando gli ufficiali si trovano in una situazione disperata, non temono più nulla.
E più il terreno è senza scampo, più diventano temerari.
E penetrando profondamente in terreno nemico, saranno estremamente disciplinati.
Se non hanno alternative, combatteranno senza risparmiarsi''.

Quando siamo siamo alle strette e l'unica opzione rimasta è continuare a lottare, il nostro spirito si eleverà e dimostreremo delle capacità che mai avremo pensato di avere, il nostro potenziale è latente invece che farlo dormire ci dobbiamo liberare dalle catene della paura e insistere, perchè grazie al nostro duro lavoro il seme che abbiamo piantato sboccerà e godremo dei frutti del nostro addestramento.

sabato 2 maggio 2015

I valori del guerriero

Quando una persona comincia la pratica di un arte marziale inizia una nuova vita, in quanto trasporta tale disciplina nella sua quotidianità e ci si uniforma ad essa, ricordiamo che il significato di tale disciplina va a ricercarsi in Marte che è per l'antica cultura greca il dio della guerra, nella guerra infatti vi è una continua sopravvivenza e in questa lotta l'uomo protegge la propria l'integrità fisica.
Oggi questa arte viene usata in caso di necessità, però se andiamo a ritroso nel tempo scopriremo che proprio nei campi di battaglia si svilupparono le prime arti marziali, ogni giorno si rischiava la vita e la necessità di difendersi diede forma a questa nuova disciplina.
La storia vede piano piano una larga diffusione di questa arte in tutto il globo, ogni popolazione ha sviluppato una sua arte marziale e in ognuna di esse vi sono storie e tradizioni diverse, anticamente a poche persone veniva concesso l'onore di apprendere tale arte e solo coloro che dimostravano integrità morale e determinazione di ferro potevano cominciare questa nuova vita entrando a far parte di un gruppo ristretto, nel quale ognuno vedeva incrementare gradualmente le proprie capacità marziali.
Questo piccolo gruppo si identificava come una vera e propria famiglia, il maestro indirizzava i suoi studenti verso la giusta via, gli educava come dei veri e propri figli e quello che si andava a formare in questo percorso di apprendimento era un nuovo guerriero.
Quando si parla di guerriero alcune volte si equivoca il suo significato.
Il guerriero che è per l'appunto un praticante di un arte marziale è una persona che sviluppa delle virtù, e non si può intendere come persona incline alla guerra anzi prerogativa del guerriero è la ricerca continua della pace, una pace che alberga dentro di lui e la circonda.
Tutti i vizi più comuni dell'uomo vanno ad intaccare l'integrità morale della persona, quindi la prima lotta è contro i propri demoni, tali demoni da intendersi come paura , rabbia frustrazione, ira ecc..
Questo conflitto porta la persona a non dare spazio a queste paure, una volta che il nostro animo risulta tranquillo come un placido stagno trasportiamo questa calma all'esterno, il conflitto con altre persone intacca la nostra tranquillità e quando rompiamo la nostra pace interiore roviniamo quella degli altri.
Colui che entra nella comunità dell'Hek Ki Boen Eng sancisce il suo ingresso recitando il seguente giuramento :
1. Crescerò fisicamente, mentalmente, emotivamente e spiritualmente basando la mia vita sul
Kung Fu. .
2. Userò le mie capacità fisiche solo per proteggere la mia vita e la vita degli altri. 
3. Raggiungerò il mio pieno potenziale nello sviluppo della Conoscenza, dell'Onestà e della Forza.
4. Non mi ribellerò contro il mio Insegnante, il mio Maestro ed il mio Gran Maestro.
5. Non andrò mai contro i miei Fratelli e le mie Sorelle dell'HKB.
6. Sarò responsabile delle mie azioni se utilizzerò le mie capacità di praticante di HKB.
7. Continuerò ad allenare l'HKB Eng Chun per il resto della mia vita.
8. Custodirò e preserverò il sistema.
Queste parole sono ricche di significato infatti la prima prerogativa che notiamo che deve avere un allievo è il rispetto, rispetto verso il proprio Insegnante, il proprio Maestro, il gran Maestro e suoi compagni di allenamento, tale sentimento sarà prerogativa di ogni praticante, il quale anche al di fuori del Bukoan quando si relaziona con altre persone mostrerà rispetto verso gli altri.
Le capacità marziali potranno essere usate solo per tutelare la propria vita e quella degli altri e qualsiasi altro utilizzo al di fuori di tale principio non sarà accettato, verrà posto il kung fu come stile di vita e una persona dovrà in tutti gli ambiti della vita adattarsi ai principi dell'Hek Ki Boen Eng Chun.
 
Il praticante dovrà elevarsi accrescendo la sua onesta e tutte le sue virtù, a questo punto si intende la grande importanza che ha il kung fu come un vero e proprio strumento educativo, dalla continua pratica si scopriranno le proprie capacità e i propri limiti, a questo proposito possiamo far riferimento a quando l'orso incrocia il cammino della tigre.
Infatti quando l'orso sta per incrociare il cammino della tigre cambia strada, non è un fatto di paura, è una presa di coscienza, entrambi gli animali saranno forti ma se ci dovesse essere uno scontro di sicuro ci saranno ferite o addirittura di peggio, l'orso per questa sua attitudine ha coscienza della sua forza e non mette mai in pericolo la vita altrui.
Il messaggio dell'Hek Ki Boen Eng Chun è come il messaggio dell'orso, è un messaggio di pace e solo in caso di necessità si possono usare le proprie capacità.