giovedì 30 aprile 2015

Rilassamento muscolare

Un ostacolo che molte persone si trovano ad affrontare già dai primi momenti è la rigidità muscolare, nella pratica costante degli esercizi questo elemento causa un blocco delle tecniche, conosciamo tutti l'arte dell'agopuntura, la quale studia i punti di pressione del nostro corpo e mediante l'utilizzo di appositi aghi riequilibra la circolazione energetica.


Il punto che voglio centrare è proprio questo equilibrio energetico, immaginiamo che nel nostro corpo abbiamo una serie di canali uniti fra loro, si parla di equilibrio energetico quando la nostra energia può circolare regolarmente proprio come avviene con un flusso d'acqua.
Quando tale flusso non scorre vi è un blocco energetico e si manifestano i dolori del corpo umano, la percezione del dolore attiva un segnale nel nostro organismo e quando siamo in allarme dobbiamo intervenire per risolvere il problema nel lasso di tempo più breve.
Una cattiva circolazione energetica non fa uscire le tecniche come vogliamo e il nostro corpo ingabbia l'energia all'interno, ogni movimento risulta una costrizione e non siamo in grado di trovare una soluzione al problema.
Quando la nostra mente è rigida tale sensazione si riflette sul nostro corpo, quindi è giusto che ci dicono che dobbiamo rilassare il corpo, ma prima dobbiamo rillasare la mente ed evitare di turbarla con pensieri che la riempiono, possiamo contenere se c'è spazio ma se già pensiamo ad altro non possiamo assimilare quello che ci viene dall'esterno, infatti si dice che il bicchiere deve essere svuotato prima  che venga riempito con altra acqua.
Realizzare quella tranquillità che auspichiamo non è facile e molti non riescono a risolvere tale problema, per porre fine a tutto questo dobbiamo partire da un dato di fatto importante, esiste una connessione tra corpo e mente.


Questo vuol dire che quando proviamo una emozione questa si proietta all'esterno tramite gesti involontari del nostro corpo, infatti quando proviamo dolore lo si può notare dall'esterno guardando le espressioni di sofferenza che si dipingono sul nostro volto, invece di manifestare tali sensazioni dobbiamo sostituire quell'espressione che normalmente assumiamo con altre, dobbiamo sorridere.
Nel momento in cui soridiamo il processo avviene al contrario cioè quello che si vede all'esterno si proietta dentro di noi, proviamo dolore però col sorriso ci rilassiamo e piano piano il nostro attegiamento negativo non ci turba più.


E' opportuno precisare più tempo riusciamo a sostituire le emozioni negative con altre positive, tramite il rilassamento muscolare del sorriso, più riusciremo a distaccarci dai problemi quotidiani.
Un caratteristica tipica della civiltà occidentale è data dall'intenzione la quale è la più grande nemica delle nostre tecniche, l'intenzione comporta che vogliamo eseguire il movimento a tutti i costi e il fatto che non possiamo riuscirci ci intimorisce.
Non siamo abituati a lasciare andare vogliamo arrivare al nostro bersaglio ma come molto spesso accade nella nostra mente ci vengono tanti pensieri su come dobbiamo eseguire la tecnica, è difficile lasciarsi andare senza pensare cosa dobbiamo fare, però proprio questo atteggiamento è la chiave di tutto.
Invece che minare la nostra tranquillità con l'intenzione bisogna lasciare andare la mano e non pensare al dopo, se ci uniformiamo a tale precetto sia il nostro stile marziale che quello quotidiano migliorerà. 

sabato 25 aprile 2015

Stile interno e Stile esterno, qual'è il punto?

Molto spesso nel kung fu in generale viene fatta distinzione tra stili interni ed esterni il wing chun come si può classificare?
Cominciamo col dare una prima definizione di queste due realtà a noi poco chiare, si parla di un movimento esterno quando usiamo una energia che sfrutta la biomeccanica del corpo mentre un movimento interno va a sfruttare una energia interna come ad esempio il Chi, quando effettuiamo una tecnica c'è qualcosa che tutti possono notare e poi c'è un movimento o applicazione che è nascosta e rendersene conto risulta difficile.

Infatti per questa componente interna apprendere l'arte marziale da soli risulta impossibile, da notare che alcune discipline utilizzano maggiormente il movimento esterno mentre altre di più quello interno, per fare un esempio la boxe occidentale usa più quello esterno mentre il Tai Chi usa di più quello interno.
Ora torniamo alla domanda che ho posto all'inizio come posso definire il wing chun?
Nel wing chun in generale si usano entrambi questi movimenti una volta l'una, una volta l'altra o anche insieme, però è bene precisare che questi due aspetti si completano a vicenda, posso decidere di scegliere di sviluppare più una tecnica come esterna ma non posso isolare del tutto la sua componente interna, senza di essa la realizzazione della tecnica risulta inefficace.
Per portar a compimento un movimento esterno ci sono alcuni elementi che fanno si che tutto questo può aver luogo: dapprima il praticante memorizza il movimento, quindi esegue un gesto, il movimento ovviamente deve essere eseguito nella maniera corretta e quando la nostra tecnica migliora possiamo accompagnarla con la giusta quantità di energia, e a tutto questo non dobbiamo dimenticare di dare il tempo giusto, con questo voglio indicare il tempo di reazione, se siamo troppo lenti ci becchiamo un pugno se invece individuiamo il tempo corretto ci difendiamo dal pugno.
Fra gli elementi sopra elencati, l'energia è l'aspetto che ci incuriosisce più degli altri perché è una qualità di tipo interna e va a completare un movimento di tipo esterno, l'energia viene usata per veicolare le nostre tecniche, fra l'altro cambiamo spesso partner perché ognuno di noi sfrutta maggiormente un tipo di energia rispetto un altra.




Nelle tecniche del nostro compagno possiamo avvertire sensazioni differenti: possiamo sentire una energia dura ma flessibile, una che taglia, che disperde ecc..
Alla fine l'energia è un mezzo per ottenere uno scopo, lo scopo è la realizzazione di una tecnica efficace, tutti sanno che l'energia può essere proiettata dall'interno verso l'esterno ma può anche essere usata all'interno per fortificare il corpo, un pugile di norma si abitua gradualmente all'intensità dei colpi, un praticante di kung fu può usare una vera e propria camicia di ferro, cioè indirizza il proprio Chi nelle parti del corpo che vuole proteggere e tale energia si trasforma in veri e propri cuscinetti che proteggono il corpo dall'impatto.
Bisogna andare al di là della discussione fra interno ed esterno perché alla fine sono entrambe utili per raggiungere il nostro scopo quindi il praticante deve considerarle entrambe come buoni mezzi per ottenere un bel risultato.
Un praticante di boxe e di kung fu differiscono dal tipo di movimento che usano, però un praticante che usa una arte marziale di tipo esterna a lungo andare dovrà fare i conti col tempo che passa.Il campione di una federazione pugilistica mantiene il titolo per un certo periodo, un giorno capiterà che troverà un avversario più determinato, più giovane, più forte di lui, quindi dovrà cedere il posto ad un campione molto più agguerrito perché il suo corpo non riuscendo a reagire come egli desidera dovrà arrendersi alla realtà dei fatti.

 Questo è il limite di un atleta che sfrutta la biomeccanica del corpo mentre un praticante di una arte marziale interna non basandosi sulla prestanza fisica può combattere con avversari anche molto più giovani e vigorosi, anzi più il tempo passa più il combattente di una disciplina interna migliora, è come il buon vino, viene naturale evidenziare il lato positivo della pratica interna che porta il praticante a mantenere inalterate nel tempo le sue capacità marziali.
L'Hek Ki Boen Eng Chun sfrutta maggiormente la sua componente interna ed è proprio per questo che anche in assenza di prestanza fisica il praticante risulta competitivo in uno scontro, l'hoat keng che è un rilascio di energia di impulso caratterizza il praticante, il lavoro tendineo prevale su quello muscolare, il livello da cui è partito non è rilevante quando il praticante inizia il percorso di addestramento marziale riscontra già dal primo momento un cambiamento che è avvenuto dentro di sé e si proietta verso l'esterno con le nuove tecniche che ha appreso.

mercoledì 22 aprile 2015

I calci quelli poco conosciuti

Nel Wing chun le tecniche di braccia sono più sviluppate rispetto alle tecniche che utilizzano le gambe, infatti nel chi sao e ''Biu ji'' meglio conosciute come dita che trafiggono, che sono gli elementi che caratterizzano il sistema usiamo le braccia per difenderci al meglio dall'attacco avversario, si sono sviluppate maggiormente le tecniche di braccia perché lo scopo che si prefigge il sistema è l'economicità e la rapidità dei movimenti.
Quando veniamo attaccati l'avversario di norma vuole colpirci al busto o al limite alla testa, per ottimizzare al meglio quello che abbiamo usiamo le braccia, perché la traiettoria che percorre un nostro braccio è minore rispetto a quella delle gambe.
 
 Ma perché si parla tanto di economicità dei movimenti e si pone tanto l'accento sull'essere diretti?
Perché quando riusciamo a bloccare nel minor tempo possibile un attacco siamo pronti a reagire all'attacco successivo, infatti noi andiamo a bloccare l'attacco nel punto più vicino alla sua origine, questo concetto posso definirlo fondamentale perché quello che interessa al praticante è fermare l'iniziativa altrui prima ancora che essa abbia trovato la sua piena espressione.
Molto spesso nel Wing chun si fa riferimento alla geometria in quanto troviamo in essa: linee, cerchi, quadrati e altre figure che sono comuni alla disciplina che noi tutti studiamo a scuola, assimilando alla base questi concetti il wing chun ha creato un sistema scientifico che è proprio di ogni persona, perché come gli elementi della geometria possono essere appresi da tutti così il wing chun come legge universale si uniforma ad ognuno di noi e una volta appresi i principi possiamo muoverci secondo i dettami del sistema.
Ora mai si è capita l'importanza della praticità dei movimenti diretti, però dobbiamo dire che nel wing chun i calci hanno un ruolo di secondaria importanza, però un calcio ben dato può essere molto più offensivo rispetto a un pugno, in entrambi i casi gli arti ruotano ma l'elemento che contraddistingue un calcio da un pugno è data dalla dimensioni degli arti stessi.
 
 Teniamo presente che nelle gambe la fascia muscolare è di gran lunga superiore rispetto a quella delle braccia, quindi quando troviamo un lottatore abile ad usare i calci possiamo avere dei grossi problemi, però nonostante tutto dobbiamo riflettere su un particolare di grande importanza, dobbiamo stare attenti a quando il piede si alza dal terreno.
Spiego meglio il concetto, il braccio in genere è abituato a stendersi per afferrare oggetti mentre la gamba non si stende mai per afferrare qualcosa, con esse possiamo camminare ma un movimento di tipo rettilineo del nostro arto risulta una forzatura del movimento naturale dello stesso, quindi per poter eseguire la tecnica del calcio devo staccare il piede dal terreno arrivare con il ginocchio al bacino e dopo posso arrivare a colpire il mio bersaglio.
Quindi una persona deve allenarsi sodo per sfruttare al meglio i propri arti inferiori e se non viene eseguita al meglio la tecnica essa può essere bloccata con facilità, in seno a queste costatazioni l'Hek Hi Boen già dall'inizio pone l'accento sull'importanza dei calci, nell'addestramento base troviamo già le tecniche di calcio, cosa che negli altri tipi di wing chun si studia a un livello più avanzato.
Una formica passa le sue giornate andando alla ricerca di cibo e molto spesso capita che si imbatte nell'uomo, cosa nota come prima cosa alzando lo sguardo?
Prima ancora di scorgere la figura tutta intera dell'uomo il suo sguardo cade sulle sue gambe che sono come due colonne si estendono fino al cielo, infatti esse sono i pilastri del nostro corpo che sorreggono tutta la struttura, tra l'altro ogni movimento che proviene dal basso deve passare vicino alle nostre gambe, custodi della stabilità e allo stesso tempo sono i primi tutori dell'integrità fisica del nostro corpo.
Ricordiamo che l'origine del calcio viene dal basso, però io non mi voglio buttare col peso del mio corpo verso giù per proteggermi da questo attacco, se l'avversario vuole colpirmi anche dal basso uso lo stesso stratagemma contro di lui, ad un calcio rispondo con un altro calcio bloccando il movimento e evitando così l'impatto violento del piede.
 
Quindi le mie gambe mi proteggono da un qualsiasi attacco che viene dal basso, sfruttando la natura stessa dei miei arti inferiori alzo o abbasso il piede, quando vedo che qualcosa si vuole alzare io ributto a terra il piede del mio avversario, stiamo di fatto anche giocando e questo gioco è piuttosto crudele.
Quando l'avversario vuole colpirci con un calcio vuole provocarci un danno, questa idea è imbevuta di speranza, la speranza che quel calcio quando andrà a colpire potrà farci male, ma proprio quando l'avversario si era convinto che tutto si poteva concludere in un arco di tempo breve noi lo riporteremo a terra con un calcio e tutto quello in cui credeva svanisce e ogni volta che tenta di aggrapparsi a questa idea di voler colpirci dal basso noi riporteremo il suo piede a terra ricordandogli che i piedi servono per camminare e la tecnica del calcio con noi non risulta così efficace come sperava.
Quindi intercettando il calcio avversario con un nostro calcio capiteranno due cose:
  • bloccheremo all'origine l'attacco
  • diminuiremo l'impatto del calcio avversario
Quale delle seguenti situazioni avremo raggiunto alla fine il risultato finale sarà qualcosa di diverso rispetto a una difesa standard, cioè sfruttando un movimento naturale per eseguire un secondo movimento che naturale non è ed ottenere una difesa che rompe i canoni classici della difesa personale.
Tutto questo si realizza a pieno nella bandiera dell'Hek Ki Boen Eng Chun.

sabato 18 aprile 2015

Gli effetti benefici dell'Hek Ki Boen nella vita quotidiana

Spesso quando una persona comincia un percorso di tipo marziale l'obbiettivo che vuole raggiungere è la difesa personale, la disciplina in sé ha questo scopo principale e attraverso una comprensione più profonda del praticante si ottiene di più rispetto a quello che all'inizio si era prefissato.
L'arte marziale agli occhi di una persona inesperta può sembrare che abbia un unico scopo, ci alleniamo al meglio per migliorare, ma senza il giusto atteggiamento allenarci risulta difficile, l'atteggiamento giusto risiede nel fatto che non dobbiamo mollare mai, un praticante quando si trova di fronte un ostacolo invece che rinunciare si impegna al massimo per raggiungere l'obbiettivo.
 Nella nostra famiglia di kung fu esiste il motto: una cintura nera è una cintura bianca che non molla mai, questo primo precetto ci insegna che l'impossibile esiste solo nella nostra testa e sforzandoci costantemente gli obbiettivi si raggiungono, da questo motto si capisce che migliorarsi all'interno è la caratteristica che piano piano si deve sviluppare.
Svilupparsi all'interno comunque non è facile e ci sono una serie di ostacoli che ci impediscono di crescere, ci basti pensare che siamo costantemente attratti da cose nuove, ma le novità possono ridurre la nostra attenzione.
Quando parliamo di ridurre all'essenziale non si tratta soltanto di movimenti che dobbiamo fare durante uno scontro, la pratica costante ci fa ridurre le cose effimere e raggiungiamo l'essenziale per portare la nostra vita nella giusta direzione.
Quindi i benefici di cui parlavo erano questi, un certo atteggiamento ci fa vedere la vita nella giusta prospettiva, la vita sedentaria non ha uno scopo ben preciso, l'essere vuoti all'interno e senza stimoli ci fa sentire tristi e abbiamo sempre fame, fame di cose sempre nuove che devono appagare i nostri desideri e la nostra curiosità, però questa fame non avrà mai fine perché l'appagamento dei nostri desideri non ha limiti e quando desidereremo qualcosa che non possiamo ottenere i sentimenti negativi si accrescono dentro il nostro cuore.
 L'arte marziale è un vero è proprio stile di vita, vivere l'arte marziale significa applicare i suoi concetti sempre, per esempio un praticante di kung fu prende l'acqua come modello, e prendere l'acqua come modello significa cambiare costantemente al cambiare delle cose.
Se mi capita all'improvviso una problematica devo tener conto che ci può capitare un problema molto grande e lo sbaglio più grande è affrontare il problema di petto utilizzando la forza, la regola vuole che fra due forze vince quella più forte, quindi il problema si risolve con il vuoto, quando mi capita un problema con la mia calma affronto tutto e non cerco frettolosamente la risposta, esiste anche il proverbio, la gatta frettolosa fece i gattini ciechi.
Cosa capita se voglio trovare la risposta a miei problemi forzando tutto?
Posso risolvere o non risolvere tutto, ma alla fine il risultato è sempre lo stesso, accumulo stress invece io voglio che niente intacchi il mio spirito, solo se mi adeguo costantemente i miei problemi si sgretoleranno prima ancora che siano iniziati.

 La mia qualità migliore è il non avere una qualità, essendo senza forma posso assumere qualsiasi forma e quando riesco ad assumere qualsiasi forma non esiste niente che non posso affrontare.
Indirettamente i nostri allenamenti ci cambiano con una serie di queste qualità, non ce ne rendiamo conto ma alla fine è così, prima eravamo senza uno scopo e adesso perseverando per migliorarci tutto il caos che ci portavamo dentro svanisce è proprio quando ci risvegliamo da una nottata in cui i sogni ci hanno deliziato per tutto il tempo, soltanto che il sogno non esiste, tutto quello che abbiamo vissuto era la realtà e il raggiungimento della nostra pace interiore si chiama HEK KI BOEN ENG CHUN.
Questa disciplina cura tanto il corpo quanto lo spirito, quando vogliamo scoprire cosa possiamo fare nella nostra vita possiamo cercare di capire cosa fare oppure attraverso questa disciplina possiamo seguire la via e noi alla fine non dobbiamo fare sforzi perché ci basta seguire quello che abbiamo davanti e coltivare la nostra felicità passo dopo passo.

mercoledì 15 aprile 2015

I pugni nell'hkb

Precedentemente abbiamo parlato della capacità di muoverci nello spazio usando il gioco di gambe, il tema di cui parlerò oggi sono i pugni e il ruolo di grande rilevanza che hanno nel combattimento.
La domanda che si pongono molti appassionati è di sicuro la seguente: quanto forte posso picchiare?
Partiamo dal seguente concetto, l'arte marziale è paragonabile a una macchina che ha un motore proprio, per muoversi un motore ha bisogno di energia e tale energia si può ottenere in modi diversi.
Quindi nelle arti marziali come nelle macchine usiamo un certo tipo di motore interno per portare i nostri colpi verso l'obbiettivo e mediante principi diversi sprigioniamo la nostra energia, tanto più saremo abili a usare tale motore, tanto più saranno pericolosi i nostri colpi.

Il principio su cui si basano alcune discipline marziali è la spinta, attraverso il lavoro di muscoli spingiamo verso un determinato un punto e la forza costante esercitata in quel punto preciso genera pressione, il pugno quando viene sferrato va in avanti ma il movimento vede il coinvolgimento di più catene muscolari, piede, anca e spalla ruotando insieme generano quella tecnica che noi tutti conosciamo come diretto.
Il pugilato utilizza la spinta come carburante per le sue tecniche, l'hek ki boen eng chun essendo un kung fu cinese usa un altro motore e consapevole che una persona si può trovare di fronte un avversario più forte ha sviluppato tutte le sue tecniche sfruttando il peso stesso del corpo e la gravità, utilizzando al meglio quello che ognuno possiede ha fatto si che l'individuo possa essere competitivo in uno scontro anche in assenza di prestanza fisica.
Un principio su cui si basa il kung fu è la fluidità dei movimenti, per ottenere questo ci si libera dal superfluo e la forza che è un risultato che molte persone vogliono ottenere rappresenta un ostacolo per un praticante di hek ki boen, l'esplosività dei movimenti viene frenata dalla propria forza fisica. 

Ora dobbiamo dire che quando si manifesta la propria energia attraverso una tecnica è una buona cosa, ma come spesso capita ogni cosa arriva al suo limite e quando viene oltrepassato tale limite degenera in debolezza, se siamo troppo concentrati nell'eseguire una tecnica l'energia che proiettiamo verso l'esterno si esprime in rigidità, questo è il lato oscuro che ogni praticante vuole evitare.
Questi sono principi base e tali principi si manifestano attraverso i pugni, nel percorso di studio orientation le prime tecniche che vengono insegnate sono il pugno im e yang.
Entrambe le tecniche sono offensive ma allo stesso tempo rappresentano una nostra possibile difesa, nel pugilato occidentale un pugno è una tecnica offensiva e per difendersi si può usare una schivata, nell'hkb il concetto di pugno si evoluto fino a trasformarsi anche ad essere difesa.
Tutto ciò è stato reso possibile perché non vogliamo cedere niente all'avversario, non vogliamo perdere tempo nell'eseguire un secondo movimento per difenderci, se il nostro corpo non può trasformarsi in spazio, il nostro braccio può farlo diventando una barriera che si frappone tra noi e l'avversario.
Un altro elemento da non sottovalutare è il concetto di vuoto, quando vediamo un pugno arrivare potrebbe capitare che vogliamo difenderci intercettandolo, così facendo quando ci difendiamo dal pugno ci facciamo male e usiamo forza contro forza, invece noi ci vogliamo distaccare da tutto ciò mantenendo una certa tranquillità mentale e sostituirla a quella necessità che sentiamo di volere ad ogni costo proteggere il nostro corpo dai pugni.
 Nella nostra mente quando vediamo qualcosa arrivare sentiamo che dobbiamo difenderci per evitare il pericolo e se non possiamo evitarlo cerchiamo di andarci incontro per diminuire il danno che ci viene addosso, nel wing chun in generale è molto importante buttare le braccia in avanti, soltanto che quando vediamo arrivare qualcosa non dobbiamo essere legati a quello che ci viene incontro.
E' molto semplice quando arriva un pugno non stiamo facendo una corsa, come quando due macchine che vogliono arrivare prima così i nostri pugni vogliono arrivare al traguardo, soltanto che il traguardo che vogliamo raggiungere non è uno spazio libero e quando raggiungiamo questo spazio troviamo l'altra macchina di fronte che corre a tutta velocità e quando si incontrano avviene lo scontro.
Non voglio dire che non dobbiamo difenderci, anzi è importantissimo, ma quando vediamo il pericolo arrivare prima di colpire pensiamo di portare avanti le tecniche e non dobbiamo pensare che quello che vediamo arrivare sia il nostro obbiettivo principale.

sabato 11 aprile 2015

Il footwork

L'Hkb è un pugilato cinese, nonostante il fatto che il kung fu differisce dal pugilato occidentale possiamo trovare dei punti di contatto tra le due discipline una delle quali è dato dal gioco di gambe.
Nella sua versione occidentale attraverso il movimento dei piedi possiamo dare una prima qualifica al pugile, ricordiamo che abbiamo colpitori d'incontro, stilisti,aggressori, picchiatori e puncher.
Tanto più userà il suo gioco di gambe tanto più sarà considerato un pugile tecnico, quello che andiamo a ricordare fra tutti quelli che ho menzionato è lo stilista.

Questo perchè questo pugile attraverso il suo gioco di gambe si pone al di fuori del raggio d'azione del suo avversario con rapide schivate evita di incassare i colpi e quando trova il momento giusto si avvicina rapidamente per arrivare a colpire il suo opponente.
Il gioco di gambe è il punto di contatto fra boxe occidentale e quella oriente, questa è la prima tecnica che viene appresa nel percorso marziale hkb,  il praticante hkb impara a come rapportare il proprio corpo proiettandolo nello spazio, occupando quel posto vitale per l'avversario per muoversi e di conseguenza diventa lui stesso spazio.
Ma perché viene data così tanta importanza al gioco di gambe, non è sufficiente avere dei pugni potenti?
Nella realtà dei fatti questi due aspetti non si possono scindere, perché l'una completa l'altra, avere fiducia in una tecnica base come il gioco di gambe non è debolezza, sottovalutare l'avversario lo è, per non essere esposto al pericolo userò le mie gambe per evitare gli attacchi dell'avversario.
Non possiamo sminuire lo stretto legame che intercorre tra i pugni e il gioco di gambe, possiamo avere pugni molto forti ma se non riusciamo a raggiungere il nostro avversario non potremo mai colpirlo.
Quando ci troviamo di fronte una persona che dobbiamo affrontare la cosa più importante che dobbiamo conoscere è il suo stile di combattimento, per apprendere le sue tecniche di lotta bisogna studiarlo mantenendoci all'inizio sulla difensiva, così capiremo i suoi punti forti e quelli deboli e più il tempo passa più saremo capaci di sfruttare gli uni ed evitare gli altri.
 Conosci il nemico come conosci te stesso. Se fari così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo.
Occorre togliersi dalla zona di pericolo, tutti i pugni che convergono verso il nostro centro sono tutti dei pugni che possono metterci a tappeto e allora dobbiamo toglierci dal raggio d'azione dell'avversario.
 Per fare questo andremo a lavorare l'avversario ai fianchi, questo è un elemento di grande importanza nell'hkb, dobbiamo sempre mettere l'avversario in una posizione scomoda e per far questo giochiamo coi nostri piedi, mettendoci sempre al suo lato e così lo costringiamo a muoversi dove vogliamo noi.
Da questi movimenti possiamo trarre tanti vantaggi, il primo da evidenziare è che l'avversario seguendo i nostri movimenti si muoverà dove siamo noi, ricordiamo che quando viene sferrato un pugno e va a segno scarica tutta la sua forza sull'avversario ma se colpisce l'aria non potendo scaricare le sue braccia diventeranno sempre più pesanti e si muoverà con più lentezza rispetto a prima, e poi non ci scordiamo un fattore di grande importanza il fiato.
Nel momento in cui il nostro avversario ci vuole colpire comincia la sfida, la gara che avrà luogo sarà di resistenza e colui che avrà i polmoni più allenati vince, da un lato uno cerca di colpire e dall'altra parte la persona schiva l'attacco con un movimento laterale, chi resiste di più e non cede vince perché alla fine chi non riesce più a eseguire la sua tecnica si ritrova a non avere più ossigeno e quindi si dovrà fermare, quello sarà il momento opportuno per sferrare l'attacco giusto .
Ecco evidenziata la grande importanza di questa tecnica, la nostra prima tecnica di difesa che è la base, la base per portare lo scontro verso una situazione favorevole per noi, quando il nostro avversario ci mostra la sua forza cambiamo, non andiamo a scambiare direttamente dei colpi con lui e rispondiamo con movimenti gentili, la forza viene ripagata con la cedevolezza infatti fino a quando c'è questo scambio il nostro scontro non finisce e quando questo continuo gioco di scambio delle parti finisce, finisce anche lo scontro.
Ho voluto scrivere questo articolo per far prendere coscienza ai lettori di una cosa molto importante, l'addestramento marziale va a livelli e quindi per accedere al livello successivo bisogna conoscere a pieno le tecniche di quello precedente, consolidando le basi sono certo che andrò a perfezionare il mio stile di combattimento, ringrazio a tutti per l'attenzione che mi avete rivolto.

mercoledì 8 aprile 2015

Cos'è il Wing Chun?

Si sente parlare molto spesso di Wing chun, ma che cos'è questa arte marziale?
Il wing chun è una pugilato cinese originario della Cina del Sud, che concentra il 70% dei suoi movimenti nelle tecniche di braccia e il restante 30% sono tecniche di gambe, per molte persone il wing chun è poco conosciuto, quindi eccomi pronto a spiegare degli aspetti che possono farci capire meglio il sistema.
Ho parlato di Sistema, perché il wing chun non è uno stile di combattimento, la differenza sostanziale è che quando parliamo di stile ci vengono in mente delle posizioni o tecniche che ci ricordano i movimenti degli animali, mentre il Wing chun ha messo la realtà uomo al centro di tutto.
Questo vuol dire che ogni singolo movimento è stato concepito per adattarsi ai movimenti dell'uomo e nessun movimento esterno alla sua natura è stato preso in considerazione, questo perché si è cercato di essere più pratici possibile.
La sua praticità e data dalla sua economia nei movimenti, acrobazie e tecniche spettacolari non sono prese in considerazione la cosa importante nel wing chun è che non bisogna perdersi in trucchetti e si deve andare dritti al sodo, combattendo apertamente.
Ogni scuola ha una sua storia però tutti sono d'accordo nell'affermare che il Monastero di Shaolin è la culla del wing chun, in questo posto mistico il wing chun muove i suoi passi fino ad arrivare ai giorni nostri come un vero e proprio tesoro.
Parlo di tesoro perché i suoi insegnamenti sono molto preziosi, non ci impone niente ci chiede soltanto di seguire la nostra strada.
Molto spesso una distanza ravvicinata può intimidire una qualsiasi persona mentre un praticante di Wing chun è abituato a muoversi anche a distanze più ridotte, quando eseguiamo una tecnica difensiva o offensiva utilizziamo quella che ci permetterà di arrivare prima all'obbiettivo.
Non esiste una tecnica migliore di un altra tutto e in continuo divenire, in base a come si muove l'avversario così reagiamo di conseguenza e a questo proposito è stata presa l'acqua come modello.
L'acqua è senza forma ma proprio questa sua assenza di forma gli permette di avere qualsiasi forma adeguandosi a tutto ciò che la circonda.
Il wing chun segue dei principi che si applicano al combattimento, ricordiamoli un momento:
  • Se la strada è libera avanza
Avanzare coperti andando a bersaglio è il principio di base. Se l'avversario non è a sua volta coperto bene dalla propria guardia, verrà colpito subito negli organi vitali.
  • Se la strada è chiusa "appiccicati" all'avversario
Se l'aggressore cerca di reagire non bisogna lasciargli l'opportunità di staccarsi e organizzare un contrattacco. Perciò attaccatevi a lui come un guanto, non lasciategli il tempo di retrocedere e organizzarsi, ma continuate ad attaccarlo.
  • Se l'avversario avanza, cedi
Normalmente un aggressore è fisicamente più forte della sua vittima, per questo nel Wing Chun ci si allena ad avere la meglio su forze superiori alla nostra. Bisogna "svuotarsi" quando un attacco è troppo forte, e a reagire cambiando il proprio angolo e la propria posizione rispetto all'avversario.
  • Se l'avversario indietreggia seguilo
Anche se un nostro attacco viene evitato, ne segue immediatamente un altro i riflessi ci permettono di sentire immediatamente qualunque "buco" nella difesa dell'avversario e ad approfittarne immediatamente, senza esitazione.

  • Liberati della tua forza
Occorre essere rilassati, non tesi, per muoversi con fluidità e reagire alle azioni del proprio aggressore. Dando per scontato che non possiamo vincere lo scontro con i muscoli, la nostra stessa forza non deve diventare un freno, bensì dobbiamo lasciare la muscolatura rilassata, per poterci muovere nella maniera più continua e veloce possibile.
  • Liberati della forza dell'avversario
Quando un aggressore cerca di usare la forza per avere la meglio, non bisogna cercare di opporsi con altrettanta forza, ma bisogna invece far andare a vuoto la forza di chi aggredisce, per poi usarla contro di lui.
  • Usa la forza dell'avversario
Con l'allenamento si impara che, assorbendo la forza dell'avversario, il nostro contrattacco diventa molto più potente, perché incameriamo la sua energia nei nostri arti, come molle che vengano compresse; siamo poi in grado di restituire tale energia una volta che queste "molle" vengano rilasciate.
  • Somma la tua forza alla forza dell'avversario
Oltre all'energia incamerata dal contatto con l'aggressore, nei nostri colpi scarichiamo anche tutta la forza che abbiamo a disposizione.

Il wing chun per molti è un arte marziale nuova, per questo ho cercato di chiarire alcuni aspetti che la possono rendere più chiara agli occhi di tutti,entrando nella sua parte più interna troviamo la linea centrale che è una linea di attacco e difesa.
La linea centrale è una linea immaginaria che divide il corpo a metà, infatti andremo a difendere la nostra linea centrale e attaccheremo quella dell'avversario.
Come abbiamo detto a un attacco ne segue di conseguenza un altro, nella dinamica del combattimento il praticante usa il principio di simultaneità d'attacco e difesa, attacco e difesa non sono fasi distinte.
Attaccheremo quando difenderemo e difenderemo quando attaccheremo, questo ci permetterà di non avere vuoti e in una alternanza di opposti il nostro vuoto sarà sempre pieno e viceversa.
Ma non solo, una tecnica offensiva potrà essere usata anche come tecnica difensiva e una tecnica difensiva a sua volta potrà essere usata come offensiva.
In questo articolo ho parlato degli aspetti base del wing chun, poi nella realtà dei fatti ogni tipo di wing chun si sviluppa in un modo o in un altro.
L'Hek ki boen anch'esso ha una sua base e si differenzierà dagli altri wing chun, per i suoi concetti interni che la rendono così particolare rispetto ad altri.




giovedì 2 aprile 2015

Perchè si dovrebbe imparare un Arte Marziale?

Molte persone potrebbero chiedersi perché si dovrebbe imparare un arte marziale?
Alla fin fine se mi sento in pericolo posso sempre far valere i miei diritti.
Questo è un dato di fatto, infatti vivendo in una comunità ci sono regole da rispettare e tale comunità ha trovato la sua espressione nella formazione dello stato.
Le caratteristiche principali di ogni stato sono: confini, lingua, regole, consuetudini e all'interno di esso si acquisisce lo status di cittadino, di cui ognuno si è spogliato della propria forza per affidarla nelle mani dello stato, affinché esso possa tutelare una tranquilla convivenza tra individui diversi.
I nostri diritti vengono tutelati da norme specifiche e nel caso si verifichi un illecito il trasgressore viene punito.
Questo però è il limite di tutte le comunità, se ci dovessero aggredire non potremo avere la sicurezza che le forze dell'ordine ci salvaguardino perché se in quel momento siamo soli dovremmo affrontare un pericolo senza nessun aiuto.
Possiamo far si che il nostro aggressore venga punito, ma alla fin fine l'aggressione è avvenuta e nessuno l'abbia potuta evitare.
Le arti marziali nascono da questa esigenza, la necessità di tutelare la propria integrità fisica e quelle degli altri, in passato briganti e prepotenti sconvolgevano la vita tranquilla di molte persone pacifiche che appunto non sapendo difendersi subivano le angherie.
In un mondo di caos e violenza Il Tempio di Shaolin, rispose alle esigenze dei più deboli, perché all'interno di esso nacquero e si svilupparono le prime arti marziali, l'ideale che animava ogni praticante era che anche una persona più debole poteva difendersi da una più forte.
Il tempio di Shaolin essendo una comunità si impose delle regole e ricordiamo:

  1. Rispettare il proprio Maestro, non essere presuntuosi (Yao zunzhong shi zhang, jie jiao ao zi man)
  2. Perseverare nella pratica, non abbandonare (Yao Chizhi yi heng, jie ban tu er fei)
  3. Unire tutti gli stili, non rifiutare gli altri stili (Yao tuan jie tong ren, jie men hu zhi jian)
  4. Accogliere gli altri, non maltrattare i deboli (Yao yi li dai ren, jie shi qiang ling ruo)
  5. Purificarsi, non essere lussuriosi (Yao qing xin gua yu, jie tan qiu chai se)
  6. Seguire la legge, non disturbare la società (Yao sui congshi fa, jie rao luan she hui)
  7. Aiutare la giustizia, non essere menefreghisti (Yao kuang fu zheng yi, jie zuo shi wei nan)
  8. Trasmettere le arti ai buoni e non ai cattivi (Yao Zexian Chuan yi, jie shou shu e ren)

Da ciò si evince che un altro scopo delle arti marziali è la purificazione dello spirito, mantenere un certo comportamento che ci permette di essere giusti e non eccedere nei vizi.
Quindi se qualcuno mi chiedesse: servono le arti marziali?
Senza esitare rispondo di si, perché nell'eventualità di un pericolo imminente ci sono solo due uniche scelte:
  1. Scegliere di non ritrovarci mai in una situazione di pericolo, o se capita che qualcuno ci venga in aiuto.
  2. Oppure di non rimanere nell'ombra della paura e scegliere di incominciare a prendere la situazione in mano, cominciando a praticare un arte marziale.
Se scegliamo la seconda possibilità non dovremo avere più paura perché avremo ottenuto quella tranquillità che alla nostra vita mancava.