Molto spesso nel kung fu in generale
viene fatta distinzione tra stili interni ed esterni il wing chun
come si può classificare?
Cominciamo col dare una prima
definizione di queste due realtà a noi poco chiare, si parla di un
movimento esterno quando usiamo una energia che sfrutta la
biomeccanica del corpo mentre un movimento interno va a sfruttare una
energia interna come ad esempio il Chi, quando effettuiamo una
tecnica c'è qualcosa che tutti possono notare e poi c'è un
movimento o applicazione che è nascosta e rendersene conto risulta
difficile.
Infatti per questa componente interna
apprendere l'arte marziale da soli risulta impossibile, da notare che
alcune discipline utilizzano maggiormente il movimento esterno mentre
altre di più quello interno, per fare un esempio la boxe
occidentale usa più quello esterno mentre il Tai Chi usa di più
quello interno.
Ora torniamo alla domanda che ho posto
all'inizio come posso definire il wing chun?
Nel wing chun in generale si usano
entrambi questi movimenti una volta l'una, una volta l'altra o anche
insieme, però è bene precisare che questi due aspetti si completano
a vicenda, posso decidere di scegliere di sviluppare più una tecnica
come esterna ma non posso isolare del tutto la sua componente
interna, senza di essa la realizzazione della tecnica risulta
inefficace.
Per portar a compimento un movimento esterno ci sono alcuni elementi che fanno si che tutto questo può aver luogo: dapprima il praticante memorizza il movimento, quindi esegue un gesto, il movimento ovviamente deve essere eseguito nella maniera corretta e quando la nostra tecnica migliora possiamo accompagnarla con la giusta quantità di energia, e a tutto questo non dobbiamo dimenticare di dare il tempo giusto, con questo voglio indicare il tempo di reazione, se siamo troppo lenti ci becchiamo un pugno se invece individuiamo il tempo corretto ci difendiamo dal pugno.
Per portar a compimento un movimento esterno ci sono alcuni elementi che fanno si che tutto questo può aver luogo: dapprima il praticante memorizza il movimento, quindi esegue un gesto, il movimento ovviamente deve essere eseguito nella maniera corretta e quando la nostra tecnica migliora possiamo accompagnarla con la giusta quantità di energia, e a tutto questo non dobbiamo dimenticare di dare il tempo giusto, con questo voglio indicare il tempo di reazione, se siamo troppo lenti ci becchiamo un pugno se invece individuiamo il tempo corretto ci difendiamo dal pugno.
Fra gli elementi sopra elencati,
l'energia è l'aspetto che ci incuriosisce più degli altri perché è
una qualità di tipo interna e va a completare un movimento di tipo
esterno, l'energia viene usata per veicolare le nostre tecniche, fra
l'altro cambiamo spesso partner perché ognuno di noi sfrutta
maggiormente un tipo di energia rispetto un altra.
Nelle tecniche del nostro compagno
possiamo avvertire sensazioni differenti: possiamo sentire una
energia dura ma flessibile, una che taglia, che disperde ecc..
Alla fine l'energia è un mezzo per ottenere uno scopo, lo scopo è la realizzazione di una tecnica efficace, tutti sanno che l'energia può essere proiettata dall'interno verso l'esterno ma può anche essere usata all'interno per fortificare il corpo, un pugile di norma si abitua gradualmente all'intensità dei colpi, un praticante di kung fu può usare una vera e propria camicia di ferro, cioè indirizza il proprio Chi nelle parti del corpo che vuole proteggere e tale energia si trasforma in veri e propri cuscinetti che proteggono il corpo dall'impatto.
Alla fine l'energia è un mezzo per ottenere uno scopo, lo scopo è la realizzazione di una tecnica efficace, tutti sanno che l'energia può essere proiettata dall'interno verso l'esterno ma può anche essere usata all'interno per fortificare il corpo, un pugile di norma si abitua gradualmente all'intensità dei colpi, un praticante di kung fu può usare una vera e propria camicia di ferro, cioè indirizza il proprio Chi nelle parti del corpo che vuole proteggere e tale energia si trasforma in veri e propri cuscinetti che proteggono il corpo dall'impatto.
Bisogna andare
al di là della discussione fra interno ed esterno perché alla fine
sono entrambe utili per raggiungere il nostro scopo quindi il
praticante deve considerarle entrambe come buoni mezzi per ottenere
un bel risultato.
Un
praticante di boxe e di kung fu differiscono dal tipo di movimento
che usano, però un praticante che usa una arte marziale di tipo
esterna a lungo andare dovrà fare i conti col tempo che passa.Il
campione di una federazione pugilistica mantiene il titolo per un
certo periodo, un giorno capiterà che troverà un avversario più
determinato, più giovane, più forte di lui, quindi dovrà cedere il
posto ad un campione molto più agguerrito perché il suo corpo non
riuscendo a reagire come egli desidera dovrà arrendersi alla realtà
dei fatti.
Questo è il limite di un atleta che
sfrutta la biomeccanica del corpo mentre un praticante di una arte
marziale interna non basandosi sulla prestanza fisica può combattere
con avversari anche molto più giovani e vigorosi, anzi più il tempo
passa più il combattente di una disciplina interna migliora, è come
il buon vino, viene naturale evidenziare il lato positivo della
pratica interna che porta il praticante a mantenere inalterate nel
tempo le sue capacità marziali.
L'Hek Ki Boen Eng Chun sfrutta maggiormente la sua componente interna ed è proprio per questo che anche in assenza di prestanza fisica il praticante risulta competitivo in uno scontro, l'hoat keng che è un rilascio di energia di impulso caratterizza il praticante, il lavoro tendineo prevale su quello muscolare, il livello da cui è partito non è rilevante quando il praticante inizia il percorso di addestramento marziale riscontra già dal primo momento un cambiamento che è avvenuto dentro di sé e si proietta verso l'esterno con le nuove tecniche che ha appreso.
L'Hek Ki Boen Eng Chun sfrutta maggiormente la sua componente interna ed è proprio per questo che anche in assenza di prestanza fisica il praticante risulta competitivo in uno scontro, l'hoat keng che è un rilascio di energia di impulso caratterizza il praticante, il lavoro tendineo prevale su quello muscolare, il livello da cui è partito non è rilevante quando il praticante inizia il percorso di addestramento marziale riscontra già dal primo momento un cambiamento che è avvenuto dentro di sé e si proietta verso l'esterno con le nuove tecniche che ha appreso.
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