Precedentemente abbiamo parlato della
capacità di muoverci nello spazio usando il gioco di gambe, il tema
di cui parlerò oggi sono i pugni e il ruolo di grande rilevanza che
hanno nel combattimento.
La domanda che si pongono molti
appassionati è di sicuro la seguente: quanto forte posso picchiare?
Partiamo dal seguente concetto, l'arte
marziale è paragonabile a una macchina che ha un motore proprio, per
muoversi un motore ha bisogno di energia e tale energia si può
ottenere in modi diversi.
Quindi nelle arti marziali come nelle macchine usiamo un certo tipo di motore interno per portare i nostri colpi verso l'obbiettivo e mediante principi diversi sprigioniamo la nostra energia, tanto più saremo abili a usare tale motore, tanto più saranno pericolosi i nostri colpi.
Quindi nelle arti marziali come nelle macchine usiamo un certo tipo di motore interno per portare i nostri colpi verso l'obbiettivo e mediante principi diversi sprigioniamo la nostra energia, tanto più saremo abili a usare tale motore, tanto più saranno pericolosi i nostri colpi.
Il principio su cui si basano alcune
discipline marziali è la spinta, attraverso il lavoro di muscoli
spingiamo verso un determinato un punto e la forza costante
esercitata in quel punto preciso genera pressione, il pugno quando
viene sferrato va in avanti ma il movimento vede il coinvolgimento di
più catene muscolari, piede, anca e spalla ruotando insieme generano
quella tecnica che noi tutti conosciamo come diretto.
Il pugilato utilizza la spinta come carburante per le sue tecniche, l'hek ki boen eng chun essendo un kung fu cinese usa un altro motore e consapevole che una persona si può trovare di fronte un avversario più forte ha sviluppato tutte le sue tecniche sfruttando il peso stesso del corpo e la gravità, utilizzando al meglio quello che ognuno possiede ha fatto si che l'individuo possa essere competitivo in uno scontro anche in assenza di prestanza fisica.
Un principio su cui si basa il kung fu è la fluidità dei movimenti, per ottenere questo ci si libera dal superfluo e la forza che è un risultato che molte persone vogliono ottenere rappresenta un ostacolo per un praticante di hek ki boen, l'esplosività dei movimenti viene frenata dalla propria forza fisica.
Il pugilato utilizza la spinta come carburante per le sue tecniche, l'hek ki boen eng chun essendo un kung fu cinese usa un altro motore e consapevole che una persona si può trovare di fronte un avversario più forte ha sviluppato tutte le sue tecniche sfruttando il peso stesso del corpo e la gravità, utilizzando al meglio quello che ognuno possiede ha fatto si che l'individuo possa essere competitivo in uno scontro anche in assenza di prestanza fisica.
Un principio su cui si basa il kung fu è la fluidità dei movimenti, per ottenere questo ci si libera dal superfluo e la forza che è un risultato che molte persone vogliono ottenere rappresenta un ostacolo per un praticante di hek ki boen, l'esplosività dei movimenti viene frenata dalla propria forza fisica.
Ora dobbiamo dire che
quando si manifesta la propria energia attraverso una tecnica è una
buona cosa, ma come spesso capita ogni cosa arriva al suo limite e
quando viene oltrepassato tale limite degenera in debolezza, se
siamo troppo concentrati nell'eseguire una tecnica l'energia che
proiettiamo verso l'esterno si esprime in rigidità, questo è il
lato oscuro che ogni praticante vuole evitare.
Questi sono principi base e tali principi si manifestano attraverso i pugni, nel percorso di studio orientation le prime tecniche che vengono insegnate sono il pugno im e yang.
Entrambe le tecniche sono offensive ma allo stesso tempo rappresentano una nostra possibile difesa, nel pugilato occidentale un pugno è una tecnica offensiva e per difendersi si può usare una schivata, nell'hkb il concetto di pugno si evoluto fino a trasformarsi anche ad essere difesa.
Tutto ciò è stato reso possibile perché non vogliamo cedere niente all'avversario, non vogliamo perdere tempo nell'eseguire un secondo movimento per difenderci, se il nostro corpo non può trasformarsi in spazio, il nostro braccio può farlo diventando una barriera che si frappone tra noi e l'avversario.
Questi sono principi base e tali principi si manifestano attraverso i pugni, nel percorso di studio orientation le prime tecniche che vengono insegnate sono il pugno im e yang.
Entrambe le tecniche sono offensive ma allo stesso tempo rappresentano una nostra possibile difesa, nel pugilato occidentale un pugno è una tecnica offensiva e per difendersi si può usare una schivata, nell'hkb il concetto di pugno si evoluto fino a trasformarsi anche ad essere difesa.
Tutto ciò è stato reso possibile perché non vogliamo cedere niente all'avversario, non vogliamo perdere tempo nell'eseguire un secondo movimento per difenderci, se il nostro corpo non può trasformarsi in spazio, il nostro braccio può farlo diventando una barriera che si frappone tra noi e l'avversario.
Un altro elemento da non sottovalutare
è il concetto di vuoto, quando vediamo un pugno arrivare potrebbe
capitare che vogliamo difenderci intercettandolo, così facendo
quando ci difendiamo dal pugno ci facciamo male e usiamo forza contro
forza, invece noi ci vogliamo distaccare da tutto ciò mantenendo una
certa tranquillità mentale e sostituirla a quella necessità che
sentiamo di volere ad ogni costo proteggere il nostro corpo dai
pugni.
Nella nostra mente quando vediamo qualcosa arrivare sentiamo che dobbiamo difenderci per evitare il pericolo e se non possiamo evitarlo cerchiamo di andarci incontro per diminuire il danno che ci viene addosso, nel wing chun in generale è molto importante buttare le braccia in avanti, soltanto che quando vediamo arrivare qualcosa non dobbiamo essere legati a quello che ci viene incontro.
E' molto semplice quando arriva un pugno non stiamo facendo una corsa, come quando due macchine che vogliono arrivare prima così i nostri pugni vogliono arrivare al traguardo, soltanto che il traguardo che vogliamo raggiungere non è uno spazio libero e quando raggiungiamo questo spazio troviamo l'altra macchina di fronte che corre a tutta velocità e quando si incontrano avviene lo scontro.
Non voglio dire che non dobbiamo difenderci, anzi è importantissimo, ma quando vediamo il pericolo arrivare prima di colpire pensiamo di portare avanti le tecniche e non dobbiamo pensare che quello che vediamo arrivare sia il nostro obbiettivo principale.
Nella nostra mente quando vediamo qualcosa arrivare sentiamo che dobbiamo difenderci per evitare il pericolo e se non possiamo evitarlo cerchiamo di andarci incontro per diminuire il danno che ci viene addosso, nel wing chun in generale è molto importante buttare le braccia in avanti, soltanto che quando vediamo arrivare qualcosa non dobbiamo essere legati a quello che ci viene incontro.
E' molto semplice quando arriva un pugno non stiamo facendo una corsa, come quando due macchine che vogliono arrivare prima così i nostri pugni vogliono arrivare al traguardo, soltanto che il traguardo che vogliamo raggiungere non è uno spazio libero e quando raggiungiamo questo spazio troviamo l'altra macchina di fronte che corre a tutta velocità e quando si incontrano avviene lo scontro.
Non voglio dire che non dobbiamo difenderci, anzi è importantissimo, ma quando vediamo il pericolo arrivare prima di colpire pensiamo di portare avanti le tecniche e non dobbiamo pensare che quello che vediamo arrivare sia il nostro obbiettivo principale.
Nessun commento:
Posta un commento