domenica 30 agosto 2015

Il mio Suhu, Suhu Riccardo Di Vito

Molto spesso nel web si legge qualche commento del mio Maestro, il Suhu Riccardo Di Vito.
Oggi voglio parlare di lui perché sentendo tutto questo sciame di voci diverse si può far confusione,
quando conobbi per la prima volta il mio Suhu ne rimasi emozionato perché è una persona che ti mette a tuo agio, invece che dimostrare le sue capacità marziali testandole sugli allievi fa l'opposto contrario.

Cioè incita lo studente a spingere sempre e sempre di più, quando capita che uno studente riesce a farlo male con qualche tecnica il dispiacere non si dipinge sul suo volto, anzi sorride perché quello che ha spiegato è stato assimilato, non è il maestro che dimostra che è bravo sono stesso tutti gli studenti che dimostrano l'efficacia degli insegnamenti di Suhu.
L'Hek Ki Boen Eng Chun è un sistema affascinante ma si sa che dove ci sono gli appassionati esistono anche quelle persone pronte a criticare, molto spesso presentando a nuove persone l'HKB il mio Suhu ha trovato appunto queste persone che erano pronte a mettere in discussione la validità del nostro sistema, ognuno di noi si arrabbierebbe nel sentire una persona che critica quello che facciamo ma il mio Suhu è diverso, perché a ogni possibile sfida sorride e invita agli increduli a testare l'HKB, alla fine di tutto il mio Suhu gioca soltanto e gli altri si ritrovano qualche bel livido. 

Il suo motto principale è quello di non avere limiti ed è capitato molto spesso che delle persone lo hanno criticato in quanto appartenenti a lineage differenti dal nostro, allora a questo punto è opportuno confrontarsi e vedere chi ha ragione, risulta che il mio Suhu offre la sua disponibilità ma molti si tirano indietro.
Dopo tutto questo, il mio Suhu insegna in maniera diversa rispetto gli altri perché non riempie l'allievo di tante nozioni, anzi ognuno di noi ha il suo tempo e quando l'allievo è maturato può passare al livello successivo e come un amorevole padre gli dice il cambiamento che deve fare.
Ecco uno degli aspetti che lo differenziano rispetto agli altri è dato dal fatto che i passaggi di cintura non si pagano, lo studente non è un pollo da spennare chiedendogli di fare tante lezioni private e quindi pagare fior di quattrini, nel suo Bukoan l'allievo segue il corso che ha la durata di diverse ore ogni settimana e in questo posto ognuno si sente a casa.
Posso dilungarmi ancora molto nel parlare del mio Suhu però voglio dare un consiglio, se volete sapere chi è Suhu Riccardo Di Vito vi invito ad andare al suo Bukoan ''Il Cerchio'' e fare questa esperienza e dopo potrete essere voi a dire a tutti chi è Suhu Riccardo Di Vito.

lunedì 24 agosto 2015

La cerimonia del Bài Shī (拜師)

Oggi voglio parlare del Bai Shi e fare chiarezza su questo argomento, per una migliore comprensione del tutto riporto un articolo di Suhu Riccardo Di Vito:

Nelle epoche passate, molte famiglie affidavano i propri figli ad un Maestro di Arti Marziali perché li educasse e crescesse secondo princìpi retti e sani, addestrandoli in tutti i campi del sapere. Il SiFu era dunque Maestro e Padre, un vero e proprio formatore che aveva il compito di insegnare le Arti Marziali, ma anche storia, medicina, filosofia, religione, fino alle regole comportamentali e sociali.
Tra gli Allievi comuni che frequentavano la scuola, il SiFu, dopo un periodo di osservazione di circa 3 anni, ne sceglieva uno oppure alcuni a cui riservava allenamenti speciali ed insegnava le tecniche in un modo più profondo e, a volte, diverso. Questi prescelti erano i (門人) ménrén (mandarino) o Muhn Yahn (cantonese), i cosiddetti “uomini della porta”, cioè i discepoli, passati attraverso la porta [過門弟子 – guòméndìzǐ (mandarino) o Gwo Muhn Dai Ji (cantonese)].

 I discepoli erano coloro i quali entravano nella casa del Maestro e venivano adottati quali membri della sua famiglia, prendendone anche il cognome. Questo ingresso nella famiglia del Maestro veniva celebrato con il Bài Shī (拜師 – in cantonese Baai Si), la cerimonia in cui ci si prostra di fronte al proprio Maestro, un vero e proprio atto di affiliazione, mediante il quale l’adepto giurava fedeltà assoluta al Maestro ed alla Scuola, per dedicarsi dunque ad una Via senza ritorno. Raramente chi veniva scelto dal Maestro rifiutava…
L’onore e l’importanza della cerimonia sono ancora oggi ben conosciute a tutti, anche se in parecchie Scuole si è perso il senso profondo. Conosciamo bene alcuni personaggi che hanno fatto fino a ben nove (!) Bài Shī, uccidendo la Tradizione. Una volta iniziato, in realtà, il praticante non può più tornare indietro e lasciare la Scuola. In passato, infatti, dai segreti trasmessi, sia medici che marziali, dipendeva la sicurezza di un intero gruppo sociale: chi trasgrediva  i giuramenti prestati veniva punito severamente. Le classiche cinque punizioni nella Cina imperiale consistevano nel marchiare la fronte, tagliare il naso, tagliare i piedi, tagliare i genitali, tagliare la testa. Sappiamo che ci sono famiglie che tagliavano direttamente i tendini ed i legamenti…
I (禮 – o Lai in cantonese), i rituali, ed il rispetto dell’ordine gerarchico in una comunità come quelle tradizionali cinesi erano di fondamentale importanza. Per questo è bene conoscere il rituale che ogni famiglia adotta. Io posso parlarvi del nostro, quello della mia Famiglia.
In generale, il giorno della cerimonia, la stanza viene preparata con i ritratti degli antenati e gli ideogrammi col nome ed i princìpi della Scuola appesi alle pareti, con un altarino su cui viene offerta della frutta e bruciato incenso con una serie di tre prostrazioni da parte dei discepoli e del Maestro.
Il discepolo si presenta in piedi di fronte al maestro seduto e di fronte all’allievo più anziano della Scuola, in piedi alla sinistra del Maestro. Poi recita il giuramento, guardando i ritratti degli antenati, scandendo con precisione il proprio nome e cognome e l’ora ed il giorno esatti.
Dopo il giuramento, il discepolo si inginocchia di fronte al Maestro. Lo studente più anziano consegna una tazza di tè al discepolo, in modo che lo stesso possa offrirla al Maestro. L’adepto omaggia con deferenza il Maestro con il tè: lo stesso prende la tazza, senza bere il contenuto, affinché l’Allievo capisca l’importanza dell’evento. Dopo aver bevuto il tè e riconsegnato la tazza al discepolo, questi la dà all’Allievo anziano.
Offerto il tè, il discepolo consegna al Maestro la hóngbāo (紅包 – Ang Pau in fukinese, Lai See (利市) in Cantonese), cioè una somma di denaro in una busta rossa, che simboleggia genericamente buona fortuna, ma fa riferimento alla rivoluzione delle società segrete per il ripristino della dinastia Ming. Sulla quantità dei soldi da mettere dentro non mi soffermo, perché c’è tutto uno studio sulla numerologia ed il significato dei numeri che qui non posso affrontare.
Dopo aver offerto la busta, l’Allievo si inchina tre volte, sbattendo la testa per terra, come prova evidente del giuramento nei confronti del Maestro, della famiglia e della Scuola. Durante la prostrazione, il discepolo ruota le mani con il palmo in su, a garanzia della sua buona fede, della sua fedeltà e della sua disposizione a difendere la famiglia.
Durante il Bài Shī l’Allievo giura di di non avere altri Maestri, di non entrare mai in un’altra famiglia, di onorare il suo SiFu col suo comportamento, obbedendogli in tutto, trasmettendo fedelmente gli insegnamenti della Scuola. In alcune Scuole il SiFu versa un altro tipo di tì, bollente e nauseante, in una tazza, porgendola all’Allievo, che viene costretto a berlo tutto d’un fiato, dimostrando così di essere in grado di sopportare le asprezze dei futuri allenamenti.
Alla fine della cerimonia, il discepolo chiede al Maestro: “Mi accetti?”. Il Maestro risponde: “Ti accetto”. Da questo momento in poi, il discepolo è detto “a porte chiuse”. Il Maestro può consegnare all’Allievo oggetti molto importanti della comunità, affinché vengano custoditi, ma di sicuro gli dà un nuovo nome, il (法號) fǎhào – o Faat Hou in cantonese -, cioè un nome religioso buddista (nel nostro caso). In altre Scuole di tradizione taoista, si chiama (道號) dàohào – o Dou Hou in cantonese -.


In alcuni casi la cerimonia si conclude con l’apposizione delle firme del Maestro, dell’affiliato e dei testimoni (che diventano 兄弟 – xiōngdì o Hing Dai – suoi fratelli giurati) su un documento, con la classica foto (in antichità il ritratto) che ritrae il Maestro seduto ed il prescelto in piedi alla sua sinistra.
Diventare un discepolo dà vita ad un legame unico tra l’Allievo ed una la lunga lista di antenati che hanno costituito la Tradizione prima di noi. È una relazione molto speciale quella che intercorre tra Maestro e Discepolo, perché si diventa membri di una famiglia.

domenica 16 agosto 2015

Aggressioni femminili, non rimanere in disparte prendi in mano la situazione

Molte ragazze per sentirsi sicure escono in gruppo, così facendo pensano di evitare incontri spiacevoli, però notizie in cui si sente parlare 
di aggressione subite da ragazze non calano e da ciò deriva una insicurezza generale, da una parte le ragazze aggredite diventano sempre più insicure e nei peggiori dei casi l'evento è stato così traumatico che non riescono a uscire facilmente dalle loro abitazioni, dall'altro lato buona parte della popolazione femminile sentendo queste vicende sgradevoli si rinchiudono in loro stesse e si manifesta in loro insicurezza e mancanza di fiducia verso il prossimo in quanto vedono il pericolo in ogni angolo.
Di fronte a tale paradosso ci sono due possibili scelte che si possono fare:

1-Rimanere sempre in guardia rimanendo sempre nella paura che l'aggressione può essere sempre dietro l'angolo.
2-Decidere di cominciare a imparare come gestire una situazione di questo tipo e reagire in caso di necessità.
Fuggire da una situazione e ben diverso che affrontarla, in ogni caso se si pensa di evitare il problema sorgeranno dei sentimenti di paura che non faranno passare delle belle giornate, invece se si pensa di affrontare il problema saremo già entrati in una condizione mentale migliore, avremo fatto un passo in avanti perché non volendo più essere succubi di queste situazioni la nostra vita migliorerà diventeremo delle persone più felici e le preoccupazioni di una aggressione non cambieranno la nostra vita quotidiana.


Il programma didattico HKB è rivolto a persone di tutti i sessi e età, ogni ragazza praticando può cominciare a dare una svolta alla sua vita, a trovare quel cambiamento che porterà nella sua vita la sicurezza che gli mancava.
Questo perché l'HKB ha come scopo principale la difesa personale e nella difesa personale ci si difende da una aggressione da strada, premi e medaglie che si ottengono da competizioni sportive non è un traguardo che ci interessa, l'unica cosa importante è ritornare a casa sani e salvi dopo una colluttazione.
Questo è uno dei tanti motivi che fanno si che l'HKB sia utile da una difesa da strada, un altro elemento che secondo me va evidenziato è dato dalle capacità fisiche proprie di una persona, non è richiesta una prestanza fisica particolare quindi una ragazza che fisicamente è più svantaggiata rispetto un ragazzo nel percorso HKB si allena allo stesso modo coi suoi pari corso e durante le settimane per raggiungere il trasferimento di energia, il così detto Hoat Keng, con gli esercizi non si va a sviluppare la componente muscolare, c'è un lavoro interno di fasce e tendini e vede un coinvolgimento passivo dei nostri muscoli.
Tutti questi elementi sommandosi danno ottime possibilità a una persona più debole, quindi anche a una ragazza, di ristabilire l'ordine nella sua vita dando reali capacità di difesa in caso di una possibile aggressione.
Ecco quando la vita comincia a picchiare duro l'HKB risponde dandoci una mano riportando serenità nelle nostre giornate.

lunedì 10 agosto 2015

L'HKB ci aiuta nella vita di tutti i giorni

Appena conobbi l'Hek Ki Boen Eng Chun ne rimasi affascinato, ma oltre alla sfera prettamente marziale anche la mia vita cominciò a prendere una piega diversa.
Si è spesso parlato delle abilità che si possono ottenere allenandosi nell'HKB ai fini di un combattimento, ma si è detto secondo me molto poco su quegli aspetti che la caratterizzano oltre questo ambito, oggi voglio proprio parlare di questo voglio mettere per iscritto la mia testimonianza.

Prima di conoscere l'HKB affrontavo i problemi di petto senza badare a quanta tensione ne poteva derivare invece ora le cose sono cambiate perché mi è stato consigliato affrontare i problemi in una maniera diversa, adesso ogni problema lo affronto con serenità e sempre col sorriso sulle labbra, questo perché conscio del fatto che ognuno di noi può avere una opinione diversa non cerco di convincere nessuno, invito a colui con cui sto parlando una possibilità di vedere la cosa in maniera diversa, però se vedo che il mio interlocutore non vuole accettare tutto questo io non cerco di cambiare le sue idee.
Questo modo di affrontare la vita in maniera diversa mi ha liberato di quello stress che avevo accumulato e adesso i miei giorni passano più felici rispetto a prima, il sorriso mi accompagna in ogni momento, adesso rido spesso prima invece mi risultava difficile.

Infatti nella pratica costante quando avvertiamo un dolore invece che mostrarlo coi gesti del nostro viso noi ridiamo e tutto questo si trasferisce in momenti diversi della nostra vita, si sa ridendo spesso una persona è più felice e adesso vedo maggiormente i lati positivi piuttosto che quelli negativi.
Il Distacco di cui tanto si sente parlare ci aiuta a distaccarci dai problemi in maniera semplice, questo non significa che ce ne dobbiamo fregare di quello che ci gira attorno, non dobbiamo lasciare che il problema prenda il sopravvento sul nostro animo, quando il problema ci vuole dominare dobbiamo distaccarci da esso questo ci aiuta ad avere più consapevolezza e tutto questo ci aiuta ad avere un dominio più completo di noi stessi.
Con l'HKB ho preso piena coscienza delle mie capacità e dei miei limiti e mi alleno costantemente affinché posso migliorare tutto questo, perché l'HKB è anche questo un eterno rinnovamento di noi stessi.

domenica 2 agosto 2015

Wing Chun si o Wing Chun no?

Con il titolo di quest'articolo oggi voglio parlare di un argomento molto discusso, cioè si parla molto spesso di wing chun ma molti dubitano della sua efficacia, come ogni arte marziale bisogna allenarsi, un allenamento sbagliato può far abbattere uno studente facendogli perdere ogni speranza e rifugiarsi nelle forme o esecuzioni di alcuni set può risultare deleterio.
Non voglio dire che questi esercizi non siano importanti, però se pratichiamo un arte marziale il nostro scopo è la difesa personale, se nell'allenamento non ci troviamo un compagno che vuole colpire non potremo raggiungere il nostro scopo, la situazione potrebbe addirittura essere peggiore rispetto a quella che avevamo immaginato.

Una persona che non è abituata a ricevere, incassare o proteggersi dai pugni entrerà in panico e chiederà al suo partner di fermarsi perché la paura dello scontro bloccherà ogni sua azione, ecco questo è uno dei motivi che induce le persone a scegliere maggiormente un altro sport da combattimento invece che il Wing Chun, cioè la mancanza dello sparring nell'esecuzione dei suoi esercizi base.
Senza lo sparring nel momento in cui la persona si ritrova a combattere non riesce a gestire la situazione e rischia di prenderle di santa ragione, ma questo non implica che il wing chun non sia efficace.
L'HKB Eng Chun si è sviluppato in un momento in cui le persone dovevano salvaguardare la propria integrità fisica, le tecniche in esso contenute sono in alcuni casi vietate da regolamenti sportivi, questo significa che la sua efficacia non può essere messa in discussione e in alcuni casi può capitare che l'avversario si possa ritrovare dopo uno scontro con delle ferite serie.
Però per far si che tutto questo avvenga la pratica dello sparring deve essere un esercizio che dobbiamo svolgere con assiduità e per facilitare meglio l'apprendimento della dinamica di un combattimento già nel programma base troviamo lo Skill Challenge, alla lettera significa sfida di abilità.
Questo esercizio comporta che lo studente testa le sue abilità direttamente, si sceglie una difesa e la si esercita, soltanto che il compagno non sarà blando e cercherà in tutti i modi di entrare per colpirci, all'inizio sarà normale che non riusciamo a far partire la difesa quando arriva il pugno, è una questione di allenamento per questo non dobbiamo mollare e dobbiamo perseverare. 


E chiaro che l'intento non è quello di mettere a tappeto il nostro compagno, dobbiamo dosare l'intensità, piano piano che progrediamo questo esercizio sembrerà sempre più realistico e quando vediamo che il compagno entra e ci colpisce dobbiamo ringraziarlo, questo perché ci ha fatto notare un difetto nella nostra difesa.
E' meglio averlo scoperto durante un allenamento e non durante uno scontro perché il nostro partner non avrà la cattiveria che potrebbe avere un nostro avversario.
Voglio concludere dicendo che l'HKB senza pratica non ci aiuta, quindi dobbiamo sempre testare le nostre abilità e anche se abbiamo paura di uno sparring dobbiamo sforzarci e superare i nostri limiti.