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lunedì 26 marzo 2018

LIBERIAMOCI DELLA NOSTRA FORZA


Uno dei motti più importanti del Wing Chun afferma che dobbiamo liberarci della nostra forza, se lo abbiamo già sentito sicuramente ci saremo anche fermati un momento per rifletterci sopra, quindi può sorgere spontanea una domanda, perché dovremo farlo?

 Liberarsi della nostra forza sembra una contraddizione, ma se approfondiamo potremo capire meglio la situazione e alla fine tutto ci risulterà più lineare.
Il verbo ‘’liberarsi’’ ci fa intendere alla possibile esistenza di un legame o di una limitazione, che può quindi condizionare le nostre azioni e sfruttare al meglio quello che abbiamo a disposizione può risultare assai complesso, in altri termini potrebbe succedere che la forza si può trasformare in un freno a mano che ci impedisca di far scorrere la nostra energia e qui risulta importante la necessità di svincolarsi da questa costrizione per riprendere il controllo della situazione. 

La forza può risultare un impedimento? Assurdo starà pensando qualcuno, ma spesso si fa un po’ di confusione e crediamo che tra forza ed energia non ci sia differenza, ma non è così e crediamo che grazie alla forza possiamo risolvere tutti i problemi. Però è da precisare che quando parliamo di forza ci riferiamo a quella facoltà motoria che ci consente di prevalere su una resistenza tramite un lavoro sulla crescita della tensione da parte della muscolatura, mentre l’energia si può manifestare anche senza l’intervento di tensioni muscolari. 


L’energia si manifesta attraverso i nostri movimenti e grazie ad essa riusciamo a far esplodere verso l’esterno quello che abbiamo all’interno, lo scontro tra le forze è tra una delle cose più normali che può accadere in natura ma adesso voglio porre questa domanda: quello che abbiamo deciso di fare è stata sempre la scelta più opportuna? Mi spiego meglio se ci aggrappiamo al concetto di forza escluderemo a priori un’altra possibile soluzione al problema e quindi legarci solo ad essa può limitarci. Nella realtà quando due forze si scontrano la rigidità del corpo e della mente intervengono e guidano le nostre reazioni istintive che ci trasformano come un toro che carica senza curarsi di quello che succede, rischiando quindi anche la nostra stessa incolumità, il nostro unico obbiettivo è diventato prevalere sull’altro a ogni costo, ma se la forza da affrontare è troppo grande allora rischieremo di rimanere schiacciati da tutto ciò. Appare chiaro che quando la forza non ci controlla la situazione cambia e tutto può volgere a nostro favore, il nostro corpo sarà più sciolto e potremo usare la giusta pressione energetica che ci permetterà a far fluire l’energia in entrata e in uscita, se ci sarà anche una sola possibilità che la forza abbia il controllo su di noi allora il nostro avversario sarà agevolato, il punto cruciale da capire è che se usiamo la forza potremo muoverci a scatti, quindi rischiamo di non essere fluidi e daremo l’occasione di liberarci di noi, proprio qui nasce la necessità di liberarci della nostra forza.
Nel momento che l’avversario usa la sua forza cosa succede? Nella maggior parte dei casi si contrappone la forza con altra forza, in questo scontro tra tensioni muscolari svincolarsi è tutt’altro che semplice e allora che dobbiamo riequilibrare le energie e a tal proposito useremo proprio il principio dello Im e dello Yang, senza contrastare con la forza bruta l’attacco dell’avversario nel punto di contatto metteremo la pressione sufficiente che ci consentirà di far fluire l’attacco del nostro opponente.

Per fare ciò dobbiamo tenere in considerazione due aspetti:

1.     Creare il vuoto da contrappore alla forza dell’avversario

2.     Lasciar fluire la forza dell’avversario ridirezionando il suo attacco

Precisiamo che essere vuoti non significa essere deboli, se lo siamo l’attacco in entrata non troverà alcun ostacolo e potrà raggiungerci senza problemi, quindi la cosa importante da fare è non farsi coinvolgere dalle proprie reazioni istintive e in presenza della forza dell’avversario dobbiamo mantenere la nostra struttura più morbida possibile. Per essere fluidi non dobbiamo perdere di vista il modello a cui ci ispiriamo, ci è stato sempre detto che l’acqua non ha forma eppure può assumere qualsiasi forma anche una piccola goccia può rompere la roccia più dura, adeguarsi ai movimenti dell’avversario e non opporvisi risulta la strategia più opportuna da intraprendere.    
Per non farci guidare da tensioni muscolari o altro risulta importante esercitarsi sul Niam Jiu (chi sao), questo ci aiuterà a sviluppare quella capacita di percepire l’energia in entrata e ad adeguarsi ad essa, andiamo ad esaminare una situazione tipo: in presenza di una mano che si avvicina ci viene naturale toglierla davanti a noi, in questa maniera avremo impedito solamente all’avversario di raggiungerci in quel momento e troverà sicuramente un'altra occasione per colpirci.
  Invece quando vediamo una mano che avanza dobbiamo rimanere calmi, se ci alziamo sentiremo le nostre cosce irrigidirsi quindi abbassare la posizione ci aiuterà a mantenerci stabili e morbidi, ovviamente non vorremo farci colpire quindi il nostro braccio incrocerà quello davanti a noi ma non con lo scopo di spostarlo, se l’avversario vuole venire verso di noi accompagneremo il suo attacco ridirenzionandolo e abbandonando la forza sfrutteremo la corretta pressione che ci permetterà di gestire al meglio la situazione.

Nella civiltà odierna risolvere i problemi con la forza è la normalità, se ci capita un problema lo affronteremo di petto e questo ci provocherà non poche tensioni emotive, allora risulta chiaro che liberarci dalla forza è un percorso che deve passare anche dalla nostra mente, cioè avere una mente limpida che non ci turba dalle cose che ci accadono intorno è una cosa che tutti vorremo avere, ma non è impossibile. Se capiterà l’occasione di arrabbiarci per qualcosa non lasciamoci influenzare dal problema in se ma andiamo oltre, come si dice se è capitato è capitato non possiamo mettere un muro che impedisca al problema di raggiungerci se ormai ci sta lasciamolo scorrere affinché ci lasci al più presto, quando ci riusciremo la mente sarà più lucida e affronteremo quello che il mondo ci propone in maniera differente, sempre attraverso questo abbandono delle risoluzioni attraverso la forza per dare spazio alla fluidità del pensiero.
Una mente libera guida un corpo libero, se vogliamo liberarci di tutte quelle tensioni che ci impediscono di far fluire i nostri movimenti dobbiamo partire dalla mente e quando saremo liberi da pensieri che ci riempiono inutilmente la testa entreremo in una fase di ascolto, reagire senza costrizioni diventerà per noi normale e attraverso questo continuo lavoro su di noi saremo riusciti a ottenere quella abilità di reagire senza usare inutili tensione muscolari che ci frenano e saremo stati in grado di liberarci della nostra forza.



lunedì 24 ottobre 2016

Push and Pull, spingi e tira


Apprendere un Sistema di combattimento nuovo comporta che si andranno a conoscere e a fare proprie nuove tecniche e movimenti, la velocità nell'apprendere un nuovo bagaglio tecnico varia da persona a persona e questo processo può essere più difficile di quanto si possa immaginare.
 
Da una vita siamo abituati a muoverci in un certo modo e quando utilizziamo l'HKB viene messo in discussione tutto e si mette in pratica uno schema del tutto nuovo, ciò prevede che dobbiamo far lavorare in maniera indipendente ogni parte del corpo, evitando appunto che tutto si proietta verso la stessa direzione.
Capire il concetto è facile metterlo in pratica è più impegnativo, dico questo perché in presenza di uno stimolo le persone reagiscono come sono abituate a fare, cioè si irrigidiscono e usano spingere o tirare cercando di allontanare in tal modo il pericolo che li minaccia.
Siamo emotivi, la nostra emotività ci vieta il pieno controllo sul nostro corpo, la dove crediamo di essere liberi da ogni influenza l'attaccamento ci ricorda che siamo schiavi di tale sentimento, qui inizia il lavoro su noi stessi, alleniamo la nostra emotività in maniera che non possa influenzare i nostri movimenti quindi nell'atto pratico ci separiamo da essa.
 
Push and Pull è uno dei tanti movimenti nuovi che può usare il nostro corpo e significa appunto spingere e tirare, spingere o tirare non è sbagliato ma dipende come si fa, non lo possiamo intendere nella maniera più classica cioè spingere o tirare con entrambe le braccia sfruttando un lavoro principale dei muscoli del dorso e delle spalle, invece tutto deve partire dalle nostre mani e in tal modo non offriamo nessuna parte del nostro corpo all'avversario.
E' opportuno per usare a pieno questo principio non fare le cose a casaccio e non contrastare la forza dell'avversario, abbiamo detto che in presenza di uno stimolo ci irrigidiamo e vogliamo usare la nostra forza per fermare l'avversario, questo comportamento ci crea problemi, quando sentiamo che l'avversario ci vuole spingere noi dobbiamo tirare e quando tira noi dobbiamo spingere.
Seguiamo sempre l'energia e ci adattiamo ad essa senza mai contrastarla, tutto ciò è una applicazione pratica dello Yin e dello Yang, si sa l'armonia degli opposti è la regola fondamentale che guida l'universo e appunto da questa regola noi ne traiamo beneficio, Push and Pull ha un ruolo importante e quando lo facciamo occupiamo lo spazio.
Nel Kung fu si da più importanza al vuoto che al pieno.
 
Se prendiamo una stanza, essa ha una parte di spazio occupato da mobili e oggetti vari ma se la stessa stanza fosse piena di scatole sarebbe inutilizzabile, il vuoto riveste il suo ruolo pratico e essenziale, infatti è essenziale per eseguire delle azioni nello spazio non trovare ostacoli e non poter sfruttare tale spazio implica una non azione e a questo punto dobbiamo soltanto aspettare, aspettiamo fino a quando questo spazio si liberi in modo tale che possiamo ricominciare di nuovo la nostra azione.
Quando usiamo il Push and Pull occupiamo lo spazio vitale dell'avversario e poter gestire questo implica un controllo su di esso, ma in pratica quando possiamo usare tutto questo?
Ci possiamo ritrovare a spingere col braccio destro e tirare col sinistro o viceversa, in pratica usiamo questi movimenti opposti per esempio quando ci troviamo bloccati da una presa, infatti se noi solamente spingiamo o solamente tiriamo non basta perché in quel momento l'avversario si trova in una situazione di vantaggio e gli basta poco bloccarci, nel momento in cui sente uno stimolo può aumentare la pressione e ci impedisce qualsiasi tipo di iniziativa oppure con la sua forza ci impedisce di tirare o spingere, è una lotta impari di forza contro forza e in questo caso chi ha più forza vince.
Spingere e tirare insieme ci fa lavorare in maniera diversa, non andremo a usare la nostra forza contro quella dell'avversario, quando sentiamo uno stimolo e la direzione verso cui va la sua forza noi ridirezioniamo tutto spingendo e tirando, questo può essere usato anche perché l'avversario ha una parte del suo corpo sbilanciata e noi approfittiamo prendendo tutto quello che ci ha da offrire.

Portare il peso del corpo in avanti o indietro è un arma a doppio taglio, può essere un vantaggio o uno svantaggio, quello che non sa l'avversario è che noi siamo sempre in ascolto aspettando una mossa falsa e quando questo succede la situazione si ribalta dando a noi il controllo di quel momento.

























domenica 16 ottobre 2016

Non usiamo parate, reindirizziamo l'energia dell'avversario a nostro favore

Quando mi alleno con i ragazzi mi capita spesso di sentire questa domanda: Come si chiama questa parata?
Nel Sistema HKB Eng Chun le tecniche che vengono allenate non sono delle parate ma delle possibili soluzioni per difenderci da un attacco, vogliamo
che l'energia entrante non trovi degli ostacoli e quindi invece che bloccare questo flusso vogliamo che l'avversario scarichi questa sua energia.
Questo principio sembra andare contro natura, l'istinto dell'essere umano è proprio quello di difendersi da un attacco imminente e bloccare l'attacco sembra essere l'unica cosa che si possa fare. Accompagnare l'attacco invece che bloccarlo sembra una cosa alquanto difficile da mettere in pratica, però muoversi in una maniera diversa rispetto a qualsiasi altra persona ha i suoi vantaggi, uno dei tanti è quello di poter contare sull'elemento sorpresa, un altro elemento da prendere in considerazione è che anche se si ha una struttura corporea più esile si può competere con persone più robuste e nel tempo oltre a ciò potremo costatare altre utilità.
 

Da quando ho cominciato a praticare HKB Eng Chun le cose sono cambiate, io sono cambiato, molte delle domande che mi ponevo nei primi anni di pratica di Wing Chun ora hanno delle risposte e ora tutto mi risulta molto più chiaro.
Nei principi del Wing Chun sentivo parlare di: liberarci della nostra forza, di liberarci della forza dell'avversario, di usare la forza dell'avversario; ma come si può usare tutto questo?
Questo può essere usato quando in assenza di rigidità muscolari l'energia dell'avversario viene accompagnata e ridirezionata.
Accompagnare e ridirezionare invece che bloccare, ma perché facciamo tutto questo?
Se blocchiamo un attacco offriamo la nostra energia all'avversario che lo ricarica e in tal modo parte un attacco dal lato opposto braccio o gamba che sia e quindi dobbiamo continuamente difenderci e in un continuo scambio di attacchi e di difese non ci sono vantaggi si viaggia alla pari, fino a quando qualcosa entra per colpirci. 

Ridirezionare l'energia questo è uno dei lavori che facciamo nell'HKB Wing Chun, lavoriamo su noi stessi per poterci difenderci dall'avversario: aspettiamo il momento giusto e contrattacchiamo sapendo che l'energia di un colpo non va contrastata ma soltanto usata a nostro favore.

domenica 11 settembre 2016

Dolori alla schiena? No grazie io preferisco HKB

Una capacità non è qualcosa che ci appartiene, col tempo i nostri sforzi ci hanno premiato facendoci raggiungere il traguardo agognato, il fatto che ogni giorno camminiamo ci sembra una cosa naturale ma non è stato sempre così anzi anche questo è il frutto dei nostri sforzi, quando camminiamo avere una corretta postura è essenziale, infatti quando la nostra schiena non è sbilanciata il peso del corpo è distribuito bene e non barcolliamo né in avanti né in dietro, cosa che naturalmente ci può creare dei fastidi.

 
Uno dei nostri più preziosi alleati nel raggiungimento di un obbiettivo è il tempo, non si ottiene nulla senza impegno e cosa ancora più importante nulla si ottiene all'improvviso, anche noi siamo il risultato del tempo che è trascorso o per meglio dire col passare del tempo ci siamo evoluti con lo scopo di adattarci all'ambiante in cui viviamo al fine di semplificare il modo in cui viviamo.
L'evoluzione ha cambiato la nostra struttura corporea, ci siamo adattati a muoverci usando solo due dei quattro arti arti che abbiamo a disposizione e la nostra schiena è un esempio di questo cambiamento.
Il bipedismo ci ha portato dei benefici tra i quali ricordiamo: vedere più lontano, eseguire altre azioni mentre camminiamo, l’accelerazione nella maturazione dei processi psicologici ecc..
Noi siamo cambiati e anche la schiena ha seguito il nostro stesso percorso, essa ha assunto la particolare forma a esse la quale svolge delle importanti funzioni:
  • consente la stabilità del corpo
  • sostiene la testa, le spalle e gli arti superiori
  • protegge il midollo spinale
  • favorisce la mobilità e gli spostamenti del tronco
  • funge da ammortizzatore, capace di assorbire carichi e forze grazie alla sua flessibilità ed elasticità
  • garantisce l’equilibrio durante la fase motoria.
La colonna vertebrale, vista di lato, presenta quattro curve chiamate rispettivamente: lordosi cervicale, cifosi dorsale, lordosi lombare, cifosi sacrale. La lordosi è una curvatura fisiologica che presenta una concavità posteriore. La cifosi è una curvatura a concavità anteriore. Sono proprio queste quattro curve alternate, che permettono l’elasticità e la solidità della colonna.




La schiena espleta alcune tra le più importanti funzioni per il naturale svolgimento della vita di tutti i giorni, abitudini sbagliate e altre cause possono alterare la naturale curvatura della nostra schiena e tutto questo può provocare: ipercifosi, iperlordosi, scoliosi.
Tutto questo può essere accompagnato da forti dolori che possono farci vivere male le nostre giornate, nel momento in cui sorge il problema tocca a noi risolverlo per evitare che il problema diventi cronico.
Non sempre facciamo qualcosa che ha come scopo farci stare bene, un po' per noia un po' per altro rimandiamo il problema, però si può unire l'utile col dilettevole, il fine di ogni allenamento HKB è di natura pratica infatti passiamo delle ore ad allenarci per migliorare i nostri movimenti, oltre a impegnarci in qualcosa che ci piace miglioriamo inconsapevolmente lo stato della nostra salute e del nostro animo.
Ma tutto questo come succede?
Nell'Hek Ki Boen Eng Chun esercizi e principi cooperano al fine di aiutare allo studente ad apprendere il Sistema, stare in piedi e muoversi sembra qualcosa di semplicissimo ma quando si inizia si riparte da zero.
Quando cominciamo l'addestramento si impara appunto questa gestione del proprio corpo, le posizioni sono un esercizio molto importante per apprendere una corretta postura.

 
Nella Nji Ci Bhok Yang Bhe teniamo ben saldi i nostri piedi per terra e portiamo in avanti le nostre braccia, con questa posizione evitiamo di portare il peso del nostro corpo troppo in avanti o in dietro e di conseguenza ci alleniamo per avere sempre una corretta postura, anche se ci abbassiamo mentre facciamo questa posizione la nostra schiena rimane allineata sempre allo stesso modo e tutto questo diventa una abitudine costante che manteniamo sempre, sia che ci alleniamo o no.
Mantenere l'equilibrio quando ci spostiamo risulta importante, infatti essa è capacità di percepire e adattare il movimento del proprio c rispetto alla forza di gravità e altre forze esterne, il nostro corpo sta sempre bilanciato e l'alterazione di questo stato ci può far spostare eccessivamente in avanti o indietro e quando capita cosa succede?
Se siamo troppo in avanti possiamo essere un facile bersaglio per il nostro avversario, ma anche se siamo troppo in dietro perché basta un semplice tocco per farci cadere a terra.
Nel nostro allenamento alleniamo l'equilibrio e quando siamo in equilibrio siamo ben saldi per terra e quindi siamo stabili, il nostro baricentro è ben protetto da forze esterne che vogliono far cadere, ma la stabilità da sola non basta perché dobbiamo essere flessibili ad adattarci in base a quello che ci capita. 
Nell'HKB mobilità e stabilità risultano importanti in ugual misura per il mantenimento costante della nostra postura, quando facciamo Yang Cin Po o Yang Tui Po seguiamo o ci facciamo seguire dall'avversario e i principi che abbiamo studiato troveranno la loro applicazione pratica e tutto ciò darà a noi quella quel vantaggio di muoverci al cambiare dei movimenti del nostro avversario.
Nel momento in cui eseguiamo i passi e non pensiamo a cosa dobbiamo fare siamo entrati in una fase più alta del nostro Kung Fu, abbiamo dimenticato quello che abbiamo imparato.
Voglio spiegarmi bene, non abbiamo buttato via tutto quello che abbiamo imparato, siamo passati da uno zaino più pesante a uno più leggero, all'inizio tutto quello che facevamo ci risultava difficile da fare ma col passare del tempo tutto diventa più semplice perché non ci pensiamo più a come dover fare, ora mai è diventata parte di noi e nessuno potrà mai toglierci qualcosa che ormai ci appartiene.
 

Adesso possiamo godere dei frutti del nostro lavoro, insieme ad esso possiamo cominciare a stare bene e finché la pratica ci accompagnerà nella nostra vita non ci sarà problema troppo grande da risolvere.

domenica 4 settembre 2016

Si riparte: Il Wing Chun della Loggia della Bandiera Nera approda ad Agropoli

Un nuova stagione è alle porte, si riparte con nuovi allenamenti e con essa ricominceranno i giorni di pratica con vecchi e nuovi amici.
Questo è un anno molto importante perché abbiamo trasferito il luogo degli allenamenti del Gruppo di Studio di HKB da Casal Velino ad Agropoli, vogliamo dare l'opportunità a sempre più persone di poter apprendere il Wing chun della Loggia della Bandiera Nera.

 
Sono state dette già tante cose sull'HKB ma cosa viene fatto durante un allenamento HKB si sa ben poco ecco che oggi mi voglio soffermare a parlare proprio di questo al fine di chiarire i dubbi e dare modo al lettore di capire meglio la disciplina e mostrare cosa l'HKB può offrire a ognuno di noi.
Il primo step dell'allenamento HKB si chiama ORIENTATION PROGRAM, nell'Orientation Program si apprendo le basi del Sistema HKB, ritengo questa parte molto importante in quanto lo studente esegue i primi passi e trova un programma bene preciso che nel corso del tempo lo aiuta a progredire sempre più.
Per prima cosa si parte con la fase di riscaldamento, si fanno dei giri di corsa e nel contempo alleniamo anche la parte superiore del corpo, dopo questa fase si prosegue con esercizi un po più tecnici: passi col compagno, l'utilizzo delle tecniche di gambe abbinate a una tecnica di braccia, la Nji Ci Bhok Yang Bhe (la posizione dell'HKB dell'ideogramma due, che trattiene lo Yang) e la camminata abbinata con delle tecniche Im o Yang per allenare e migliorare il nostro Distacco.

 
Il Distacco uno dei concetti più importanti del Sistema HKB, infatti più che essere armoniosi e coordinati scegliamo di scollegare le varie parti del corpo, ora il nostro corpo si è riscaldato e siamo pronti ad affrontare il nostro addestramento.
Difesa dal pugno diretto, jab, montante, calcio frontale e calcio basso sono gli argomenti che si susseguono durante le settimane di esercitazione, questa però è solo una parte del nostro allenamento infatti non c'è qualcosa più importante di un altra tutti gli esercizi sono importanti allo stesso modo e ognuno di essi ci aiuta a farci prendere coscienza delle nostre abilità e quindi ci migliora dall'interno.
Per gustarci tutto il sapore di un frutto non dobbiamo avere fretta è importante aspettare che sia maturo, infatti un frutto acerbo non può appagarci, a tal proposito dobbiamo aspettare per gustare i risultati del nostro addestramento, ma quali possono essere i risultati dei nostri sforzi?
Il Wing Chun della Loggia della Bandiera Nera ci può aiutare nella vita di tutti i giorni, all'inizio i nostri muscoli sono contratti e rigidi e la nostra mente entra in ansia quando ci troviamo a far fronte a un problema, tutto questo con la pratica cambia: i nostri muscoli sono più rilassati e anche la nostra mente lo è e in assenza di stress quando ci capita un inconveniente invece che preoccuparci o disperarci non ci buttiamo giù e affrontiamo tutto ciò che viene col sorriso.
Tutto quello che si allena ha un fine pratico infatti abbiamo esercizi di vario tipo che hanno appunto uno scopo ben preciso: abbiamo il gioco di gambe che ci aiuta ad acquisire un'ottima posizione di combattimento e a reagire senza farci preoccupare più di tanto di quello che ci capita davanti, abbiamo lo studio delle posizioni, questo ci aiuta ad assumere una migliore postura e prendere una confidenza migliore coi nostri movimenti, abbiamo gli esercizi coi colpitori che ci aiutano a scaricare tutto il peso e lasciare corpo e arti rilassati, la nostra energia è importante e non la sprechiamo, respiro e capacità polmonare migliorano e la pratica HKB è anche una ottima attività brucia-grassi. 


La gestione dell'energia è molto importante infatti ricordiamo l'Hoat Keng (trasferimento d'energia d'impulso) mantenendo i muscoli rilassati si sprigiona una energia abbastanza violenta a contatto, il Pei Keng (pressare l'energia) si percepisce e si ascolta tutto quello che entra in contatto con noi al fine di poter pressare l'energia dell'avversario.
Questo ultimo elemento é di grande importanza nell'esecuzione del Niam Jiu (chi sao ''mani appiccicose'' della famiglia HKB) infatti già dai primi giorni la pratica di questo esercizio è importante, che appunto all'inizio si fa solo con un braccio.
Vi è un uso principale delle tecniche di braccia però ci alleniamo anche nei calci, tre ma devastanti, allenare la tecnica di sicuro è importante ma lo è anche testare quello che abbiamo imparato, questo è appunto lo scopo delle sfide di abilità, difenderci da un attacco con una delle tecniche che abbiamo allenato.
Nel tempo si acquisiscono delle nuove abilità e un altra capacità molto importante è di sicuro non farci trovare impreparati dall'iniziativa dell'avversario, anche quando ci ci vogliono afferrare al polso, a entrambi i polsi, al petto e al collo abbiamo un strumento utile per non farci trovare impreparati.
Scegliere di seguire un nuovo percorso non è facile, ecco che aiutare una persona a capire cosa può offrire una determinata disciplina è importante e in queste righe ho voluto appunto far capire a ognuno tutto questo.

domenica 5 giugno 2016

Non lanciamoci sull'avversario, aspettiamo

La distanza è un elemento di grande importanza e in uno scontro può favorire un lottatore rispetto all'altro.
A questo proposito si parla di distanza: lunga, media e corta.
Quando lo spazio che divide i due atleti è minimo avremo una corta distanza, uno spazio maggiore ci da una distanza media e infine quando lo spazio che divide i due atleti è considerevole avremo una lunga distanza.
 
Quale di queste tre si utilizza dipende dall'atleta, non esiste una distanza migliore rispetto un altra, però si può dire che ognuno di noi si può trovare a proprio agio con una in particolare, però l'abituarsi a qualcosa in particolare può limitare il nostro stile di combattimento.
Faccio un esempio, se siamo abituati a combattere a corta distanza e ci troviamo di fronte un avversario che è bravo a prendere una lunga distanza ci ritroveremo in difficoltà, questo perché faremo di tutto per tenerlo il più possibile vicino a noi e consumeremo un sacco di energie soltanto per mantenerci in una zona di comfort.
Il vero problema è uno in particolare, il voler cercare a tutti i costi il nostro avversario, questo perché non sapremo mai chi ci possiamo trovare di fronte e se capita che ci scontriamo con un atleta più veloce o più forte rispetto noi rischiamo di andare incontro al pugno senza badare alla nostra incolumità.
 
Il voler colpire a tutti i costi non è di sicuro la strategia migliore, questo perché non possiamo competere con chi è più preparato di noi sia a livello di potenza che velocità, ci sarà sempre qualcuno più forte di noi e quindi sapendo che in uno scontro forza contro forza vince quello più forte, dobbiamo giocare d'astuzia.
Di sicuro sappiamo che se ci buttiamo sul nostro avversario non concludiamo niente perché niente ci può mettere al sicuro da una raffica di pugni, è vero se siamo allenati possiamo intercettare i pugni ma alla fine qualcuno entrerà e ci colpirà e a lungo andare questo ci sfiancherà.

 
Ma anche mantenerci a distanza non serve a niente, è vero che ci posizioniamo in una zona di sicurezza e non veniamo colpiti, ma così facendo non stiamo ne vincendo ne perdendo, stiamo solo perdendo tempo.
Non sapendo chi abbiamo di fronte e come possa muoversi abbiamo solo una unica opzione:
Aspettare il momento giusto per contrattaccare e chiudere lo scontro nel minor tempo possibile, la nostra energia è preziosa e non possiamo sprecarla perché alla fine si esaurisce,attacco e difesa si fondono insieme al fine di ottenere la massima efficienza in un solo movimento.
Tutto questo ci aiuterà di molto e in questo caso vedremo come i nostri movimenti si adegueranno a quelli dell'avversario, come l'acqua che non ha forma può assumere qualsiasi forma, anche noi sfrutteremo la non forma contro la struttura dell'avversario.

sabato 28 maggio 2016

Il caldo non ci ferma l'addestramento continua

Sono appena trascorsi tre bellissimi giorni di duro allenamento, tempo che ho trascorso insieme anche a Suhu Fabrizio Castellini ad allenarmi nel Bukoan di Suhu Riccardo Di Vito, questo aggiornamento è stato fondamentale perché oltre ad aver appreso nuovi dettagli tecnici ho potuto testare sul campo le mie capacità, in particolare grazie allo Skill Challange un esercizio che ci mette alle strette contro un avversario.

Avere una persona che ti vuole colpire non è facile da gestire, infatti la paura di poter essere colpiti è tanta ma come prima cosa non ci lasciamo abbattere e ci concentriamo sul nostro avversario senza farci intimorire, non si sa da che parte viene l'attacco ecco che non sapendo da che parte e con quale pugno l'avversario ci vuole colpire ci adattiamo ad esso, in tal modo possiamo plasmare il nostro kung fu, senza che esso abbia una forma precisa.
A livello tecnico avevo già allenato i 18 Lohan Suan Sik, questa è stata una buona occasione per metterli in pratica, il movimento tecnico è importante ma anche la reazione all'attacco ha il suo valore infatti dobbiamo essere rapidi nella stessa maniera o di più.
 
Poter capire da dove viene l'attacco ci può aiutare ma non basta perché anche se abbiamo reagito al primo pugno ci può essere un altro pugno pronto a colpirci, quindi quello che realmente è pericoloso è l'uno due e quindi dobbiamo evitare che l'avversario ci riempi di pugni perché anche se siamo veloci alla fine uno entra, allora dobbiamo far passare la voglia all'avversario di volerci colpire già dal primo pugno.
Come ho detto ho visto anche tanti dettagli tecnici: forme, footwork, reazioni agli attacchi, Kiao Jiu, Air Drill e strategie di combattimento sono stati gli elementi analizzati in questi giorni.
E' incredibile come il controllo dello spazio che si frappone fra l'avversario e noi sia fondamentale, non è mai un nostro attacco che parte per prima aspettiamo sempre l'attacco dell'avversario per poter eseguire un movimento di difesa-attacco contro l'attacco dell'avversario.
I cinesi parlano spesso di energia e sottolineano come è fondamentale non interrompere tale flusso, a tale maniera non abbiamo parate nel sistema HKB ma si parla di ridirezionamento dell'energia, a ogni attacco usiamo la nostra energia affinché i colpi cambino e non seguono più la stessa traiettoria.
Le emozioni che mi legano al Bukoan sono forti come forte sarà il ricordo dei giorni appena passati con Suhu e tutti gli altri fratelli della famiglia HKB, non vedo l'ora di ritornare ad allenarmi di nuovo con tutti loro.

mercoledì 4 maggio 2016

Non cercare di colpire il tuo bersaglio, lancia la mano per centrare il tuo obbiettivo

Di sicuro molte persone si stanno chiedendo, ma l'HKB cosa ha di diverso rispetto ad altre arti marziali?
La gestione dello spazio, il relazionarsi in maniera diversa con il proprio avversario sono elementi unici che caratterizzano il Sistema HKB.


Partiamo da un concetto molto importante, cioè la differenza tra sport da combattimento e Arte Marziale Tradizionale, in uno sport da combattimento abbiamo due avversari i quali entrambi indossano i guanti e hanno come obiettivo principale la vittoria sull'altro o mettendolo a tappeto oppure grazie a una valutazione ai punti che viene assegnata dai giudici, mentre in una Arte Marziale Tradizionale lo scopo è rendere innocuo l'avversario usando al meglio le proprie capacità e in questo contesto molto probabilmente entrambi lotteranno a mani nude.
Entrambe le discipline hanno differenze e punti in comune, da una parte vedremo che l'atleta sportivo appunto segue delle regole per ottenere la vittoria

sull'altro mentre in un contesto
non sportivo si usa di tutto per rendere inoffensivo il nostro avversario.
Comunque sia, sia l'atleta sportivo sia l'artista marziale rischiano la propria integrità fisica per ottenere la vittoria, infatti vedremo che un lottatore: si sbilancia, porta in avanti il proprio corpo, si allunga affinché si possa trovare in una situazione dove può dare un pugno vincente.
Portare in avanti il proprio corpo non è sempre la soluzione migliore, per poter dare un pugno dobbiamo allungare il nostro arto e di conseguenza portiamo in avanti il nostro corpo però questo tattica è una arma a doppio taglio, poiché funziona se siamo veloci.


Se i nostri riflessi e movimenti sono più lenti rispetto a quelli dell'avversario ci mettiamo in trappola noi stessi perché ci mettiamo in una zona di pericolo dove rischiamo di ricevere un pugno da chi ci sta di fronte.
Cercare a tutti costi di colpire l'avversario non è una tattica che si usa nell'HKB, anzi a noi non ci interessa far male, a questo proposito voglio sottolineare che in questo sistema ci distacchiamo dal desiderio voler colpire anche per evitare di farci male da soli, allora cosa si dovrebbe fare?
Quando arriva l'attacco la nostra mano va in avanti ed esegue la tecnica, occupiamo quello spazio vitale che c'è fra me e l'avversario e se l'avversario si avvicina troppo è lui a rischiare non più io.
Siamo passati da una situazione di stallo per noi a una possibilità di risolvere lo scontro con minor tensione e senza rischiare troppo.

domenica 24 aprile 2016

Non tutti siamo artisti marziali ma tutti possiamo diventarlo

Varie possono essere le ragioni che ci possono far venire voglia di cominciare un percorso marziale, tutti hanno visto i film di Bruce Lee i quali hanno reso il kung fu famoso in tutto il mondo, ma pochi hanno deciso 


di intraprendere questo nuovo cammino che porta al raggiungimento di nuove abilità e che ci permettono di avere una maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri.
Il kung fu è una lotta continua con noi stessi per la conquista di queste abilità speciali, a primo avviso si può pensare al marzialista come un appassionato della disciplina, però questo desiderio può sbocciare in qualsiasi momento.
Lo scopo che portano i vari praticanti a cominciare possono essere di varia natura: ecco che abbiamo coloro che cominciano perché vogliono fare qualcosa di diverso dal solito, coloro che vogliono muoversi, coloro che si vogliono rilassare, coloro che

vogliono allontanarsi dalla realtà per immergersi nella pratica e dimenticare i propri problemi, ecc...
Abbiamo alla fine persone di vario tipo e ognuno dei quali può raccontare una storia diversa, ma ognuno di loro ha una cosa in comune, l'amore che ha nei confronti della disciplina.
In questo mare di emozioni vi è un flusso continuo di persone che ogni giorno si allenano con l'obbiettivo di portarsi sempre più avanti nel loro cammino, anche se lo scopo iniziale è diverso tutti alla fine vogliono raggiungere la stessa meta, la cintura nera.
Non ci sono requisiti specifici per la pratica del kung fu, ognuno di noi può raggiungere lo scopo, infatti nella famiglia HKB abbiamo un detto: una cintura nera è una cintura bianca che non si arrende mai.
Nessuno nasce che già sa tutto bisogna conquistare col duro lavoro il livello che si vuole ottenere, ecco perché non tutti siamo artisti marziali ma tutti possiamo diventarlo.


Come non tutti nascono che sanno già tutto allo stesso modo non tutti partono con lo stesso entusiasmo, cioè la passione come ho detto prima può nascere col tempo, succederà che troveremo delle persone che all'inizio non sembravano adatte alla pratica, ma alla fine dentro di loro nasce il seme della passione e questo permetterà loro di raggiungere un certo obbiettivo in maniera più rapida rispetto ad altri, questo entusiasmo alimenterà il loro animo e questa sete di conoscenza sarà un buon ingrediente per dare un'accelerata alla conquista dell'obbiettivo.
Non è un cammino facile ma ognuno sa che può essere un valido aiuto per l'altro, con questa collaborazione continua si instaura un ambiente sereno all'interno del gruppo e se anche fuori c'è qualcosa che non va l'HKB darà un grosso aiuto per superare i problemi di tutti i giorni e mantenere sempre constante l'armonia dentro di noi.

domenica 10 aprile 2016

Attacco o difesa oppure attacco e difesa


Oggi voglio parlare di difesa e attacco, analizziamo più in profondità questi due concetti.

Quando parlo di attacco e difesa normalmente ci viene da pensare a uno scontro, cioè una persona viene attaccata e quindi si difende, questa logica è propria di molte arti marziali o sport da combattimento.
Prevalentemente una persona in uno scontro anche amichevole avrà due opzioni: Attaccare o difendere,è vero nel titolo ho scritto difesa o attacco e da ciò si potrebbe intendere che questi sono gli unici schemi che si possono prendere in considerazione, ma questa è solo una parte di verità.
Perché è vero che si può attaccare o difendere ma è anche vero che si può attaccare e difendere.
Mi spiego meglio, noi occidentali amiamo molto analizzare bene la situazione separando anche le singoli parti che compongono il tutto: quindi per noi viene semplice spiegare che possiamo attaccare o difendere, queste per noi sono due parti separate.

Invece per gli orientali non è così, perché per loro questi elementi non vanno scissi, la realtà per loro è che questi due elementi si possono usare insieme, quindi per loro vale il ragionamento di attacco e difesa.

Si può attaccare e difendere o difendere e attaccare insieme, per noi queste parole sono difficili da capire e mettere in pratica, ma con un po' di pazienza possiamo capire meglio tale concetto.
Chi sta leggendo sicuramente sta pensando: ma se io allungo il braccio e chiudo la mano tale movimento si trasforma in un pugno che è un attacco, verissimo, ma è anche vero che abbiamo due braccia, quindi se un braccio attacca l'altro può difendere, è inutile aspettare l'iniziativa dell'avversario perché lui sarà sempre pronto per colpirci, quindi dobbiamo giocare d'astuzia facendo qualcosa che lui non si aspetta.
Possiamo dire che il nostro scudo deve essere anche la nostra spada, la nostra difesa deve nascondere un attacco ecco che questo spiega meglio il concetto di usare attacco e difesa insieme.
L'HKB prende molto in considerazione tale concetto e dalla pratica di ogni giorno facciamo si che i nostri attacchi siano anche difensivi e viceversa, ci distacchiamo dal concetto classico per abbracciare una conoscenza più ampia che da al nostro corpo una possibilità in più, tale possibilità ci permette di essere un passo avanti rispetto il nostro avversario, il quale sarà abituato a muoversi con i canoni standard mentre noi ci muoveremo diversamente proprio grazie all'HKB.

domenica 3 aprile 2016

La formazione continua


Sono appena passati tre giorni fantastici di duro lavoro all'interno del Bukoan del mio Suhu Riccardo Di Vito, esperienza sempre molto formativa per lo sviluppo delle proprie capacità.
 
Non accontentarsi mai spingere sempre di più per migliorarsi è di sicuro uno degli insegnamenti più importanti che mi ha trasmesso il mio Suhu, ecco che in ogni allenamento non mi risparmio mai e do il massimo per poter arrivare sempre più vicino al mio obbiettivo.
L'accoglienza all'interno del Bukoan è sempre squisita sia da parte del mio Maestro e di tutti gli altri fratelli della famiglia Hek Ki Boen, anche se mi trovo lontano dal mio luogo di origine la mia famiglia marziale mi fa sentire a casa.

Gli argomenti trattati sono stati numerosi, come numerose sono le ore che sono a disposizione nell'accademia, si comincia dalla mattina per finire alla sera con lezioni della classe orientation e leadership piene di contenuti.
Durante il mio periodo di permanenza abbiamo analizzato alcune tecniche contenute nella Siauw Liam Dou le quali sono utili per difenderci da attacchi provenienti da diverse direzioni (attacchi da pugno, diretto, ganci, ganci bassi, montanti, ecc..)

Parlando di difesa dagli attacchi dell'avversario non si può non parlare dello Sparring, infatti in questa ottica abbiamo visto come gestire lo spazio tra noi e l'avversario, lo studio della combinazione uno due ci ha fatto capire che bisogna bloccare l'iniziativa dell'avversario già dal primo attacco e che bisogna sfruttare la propria energia d'impulso al fine di ridurre al minimo ogni possibilità di contrattacco dell'avversario.

Per sfruttare a meglio la propria energia è di sicuro essenziale usare bene il proprio gioco di gambe per trovarsi nell'angolo giusto e quindi di dirigere il combattimento dove vogliamo noi, per quanto riguarda l'Hoat Keng si è visto come incrementare l'energia sfruttando al meglio il lavoro interno che anche senza l'ausilio del terreno ci permette di sprigionare una energia abbastanza violenta.

A conclusione di questi bellissimi giorni passati dal mio Suhu Riccardo Di Vito posso dire che non vedo l'ora di ritornare per poter usufruire di quella ricchezza che solo il mio Maestro mi può dare,
pensando al passato mi meraviglio di oggi perché mai avrei potuto immaginare che in così poco tempo potevo migliorare così tanto.
Invito chiunque voglia cominciare un percorso per far diventare la propria passione un lavoro a contattare il mio Suhu, lui sarà ben felice di aiutare se la persona che ha di fronte si vuole mettere in gioco per raggiungere i propri sogni.